Unanime cordoglio per la morte di Alessandro (Versione Curzio Rufo)

Ac primo, ploratu lamentisque et planctibus tota regia personabat; mox, veluti in vastasolitudine omnia tristi silentio muta torpebant, ad cogitationes quid deinde futurum esset dolore converso.

Nobiles pueri, custodiae corporis eius assueti, nec doloris magnitudinem capere nec se ipsos intra vestibulum regiae tenere potuerunt, vagique et furentibus similes tanto urbem luctu ac maerore compleverant, nullis questibus omissis, quos in tali casu dolor suggerit; ergo, qui extra regiam adstiterant, Macedones pariter barbarique, concurrunt. Nec poterant victi a victoribus in communi dolore discerni; Persae iustissimum ac mitissimum dominum, Macedones optimum ac fortissimum regiem invocantes, certamen qoddam doloris edebant. Nec maestorum solum, sed etiam indignantium vocies exaudiebantur, tam virider et in flore aetatis fortunaeque invidia deorum ereptum esse rebus humanis. Vigor eius et voltus educentis in proelium milites, obsidentis urbes, evadentis in muros, fortes viros pro contione hortantis occurrebant oculis.


Dapprima la reggia risuonava tutta di gemiti, di lamenti, di urla; poi, come in una vasta solitudine, ogni cosa rimaneva muta di triste silenzio, essendosi il dolore cambiato in apprensione su quanto poi sarebbe accaduto. I nobili giovanetti abituati a fargli da guardia del corpo non potevano contenere l'immensita del dolore, né restare nel vestibolo della reggia, e vaganti e simili a pazzi una così vasta città avevano riempito di luttuoso dolore, esprimendo tutte quelle manifestazioni di lamenti, che in tale circostanza il dolore suggerisce; quindi, quelli che erano restati fermi fuori della reggia, Macedoni insieme a barbari, accorrono. E vinti e vincitori non potevano distinguersi nel comune dolore; i Persiani chiamandolo giustissimo e mitissimo, i Macedoni ottimo e fortissimo re, offrivano quasi una gara di dolore.

E non si udivano soltanto voci di gente addolorata, ma anche di quelli che erano mossi a sdegno dal fatto che un uomo tanto forte e nel fiore dell'età e della fortuna era stato strappato al mondo dall'invidia degli dei. Si ripresentava agli occhi il vigoroso volto di lui che trascinava i soldati alla battaglia, che assediava le città, che scalava le mura, che dava premi agli uomini valorosi davanti al popolo.

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