TITO - Eutropio versione latino AGITE n 173 pag 191
TITO Versione di latino di Eutropio
LIBRO Agite n 173 pag 191
INIZIO: huic Titus filius successit qui et ipse vespasianus est dictur, vir ominium virtutum genere... Fine: Tantus luctus eo mortuo publicus fuit ut omnes tamquam in propria doluerit orbitate.
A questo succedette il figlio Tito, che è detto anche egli stesso Vespasiano, uomo straordinario per il genere di ogni virtù, a tal punto che viene detto amore e delizia del genere umano, molto eloquente, bellicoso e moderato.
Trattò le cause in latino, compose poesie e tragedie in greco. Mentre militava sotto suo padre durante l'assedio di Gerusalemme, trafisse 12 combattenti con i colpi di 12 saette. Durante il suo impero a Roma fu di tanta mitezza che non punì assolutamente nessuno, lasciò liberi i colpevoli della congiura contro di lui, anzi li considerò nella sua stessa famiglia come prima.
Fu di tanta affabilità e liberalità che, poiché non negò niente a nessuno e fu criticato dagli amici, rispose che nessuno doveva allontanarsi triste dall'imperatore; inoltre, poiché un giorno durante la cena si ricordò che quel giorno non aveva dato nulla a nessuno, disse: "o amici, oggi ho perso un giorno". Questo costruì a roma un anfiteatro e nella sua inaugurazione uccise 5000 bestie.
Per questi motivi, amato di un insolito amore, morì di malattia nella stessa villa del padre dopo due anni, 8 mesi e 20 giorni che era stato eletto imperatore, all'età di 42 anni. Morto questo, ci fu un lutto pubblico tanto grande che tutti si dolevano come se fosse una propria mancanza.
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