Accio e Pacuvio (Versione latino Gellio)

Accio e Pacuvio versione latino Gellio e traduzione

Cum Pacuvius, grandi iam aetate et morbo corporis diutino adfectus* Tarentum ex urbe Roma concessisset, Accius tunc haud parvo iunior...

Essendosi Pacuvio, indebolito dall'età ormai avanzata e da un cronico malanno: del corpo, ritirato dalla città di Roma a Taranto, Àccio, allora non di poco più giovane, mentre era in viaggio per l'Asia, dopo essere giunto in una città, fece una sosta da Pacuvio e invitato cortesemente e ospitato da lui per parecchi giorni gli lesse, giacché (Pacuvio) lo desiderava, la sua tragedia, il cui nome è "Àtreo". Dicono allora che Pacuvio abbia detto che ciò che (Àccio) aveva scritto era certamente risonante e sublime ma che tuttavia gli sembrava un pò troppo duro e acerbo.

"E' cosi come dici", rispose Àccio; "e non me ne pento assolutamente; spero infatti che sarà migliore ciò che scriverò in seguito. Infatti quel che succede (lett. : ciò che c'è) per i frutti dicono che accade anche per gli ingegni; quelli che nascono duri e acerbi, poi diventano teneri e rigogliosi; ma quelli che nascono subito vizzi e molli e sono succosi dall'inizio, non maturano in seguito, ma diventano marci.

Allora mi è parso giusto lasciare nell'ingegno ciò che i giorni e l'età facciano maturare.

Copyright © 2007-2024 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2024 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-03-12 19:59:55 - flow version _RPTC_G1.3