La morte di Cicerone (Versione greco Plutarco)

La morte di Cicerone versione greco Plutarco

Ἐν τούτῳ δ’ οἱ σφαγεῖς ἐπῆλθον, ἑκατοντάρχης Ἑρέννιος καὶ Ποπίλλιος χιλίαρχος, ᾧ πατροκτονίας ποτὲ δίκην φεύγοντι συνεῖπεν ὁ Κικέρων, ἔχοντες ὑπηρέτας....

Nello stesso tempo arrivarono i sicari, il centurione Erennio e il tribuno militare Popillo, che eludendo un tempo la pena di parricidio, Cicerone difese, con loro un manipolo di soldati.

Dopo che, trovate le porte chiuse, le abbatterono, non mostrandosi Cicerone e dicendo a quelli che erano in casa di non sapere (dove Cicerone fosse) si dice che un giovane discepolo di Cicerone, liberto del fratello Quinto, di nome Filologo, indicò al tribuno la lettiga che veniva portata attraverso i viali alberati e ombrosi verso il mare. E quello, presi con se pochi uomini corse verso l'uscita.

Mentre Erennio correva per i viali, Cicerone se ne accorse e ordinò ai servi di mettere a terra la lettiga. Quello come era solito, toccando con la mano sinistra il mento guardava fisso ai sicari pieno di sporcizia e di cappelli e tendendo il volto per i pensieri a tal punto che i più si nascondevano (il volto) mentre Erennio lo uccideva.

Avendo sporto il colo dalla portantina fu ucciso. Tagliò la testa di lui e le mani, per ordine di Antonio, con le quali scrisse l Filippiche. Così dunque Cicerone intitolò Filippiche i discorsi contro Antonio e fino ad oggi i libri si chiamano Filippiche.

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