Un delfino musicofilo

Arion corinthius non solum domi cives carminibus ac cantu delectaverunt, sed etiam in sicilia apud tyrannos insulae fructum laboris sui ingentem acceperat....

Arione, di Corinto, non solo aveva dilettato con liriche i concittadini in patria ma aveva ammassato il grande frutto della sua arte anche in Sicilia, alla corte dei tiranni dell'isola Dopo alcuni anni, spinto dalla nostalgia della patria, si apprestò a far ritorno e simbarcò (e) salpò dal porto di Siracusa (quando)

il vento (fu) favorevole. Tuttavia, nel tragitto marino, dei marinai perfidi tramarono un attentato contro il ricco poeta:

(i marinai) desideravano uccidere Arione per le (sue) ricchezze, e gettar(ne) il corpo alle onde. Ma Arione, poiché aveva intuito l'intenzione omicida, pregò i (suoi) secondini "Prima di morire, i cigni emettono un (dolce) canto: (ebbene) ascoltate anche il canto di Arione, che sta morendo.

I marinai cedettero alle supplici preghiere e Arione, sulla poppa della nave, con la tipica postura dei poeti, emise un canto dolce per gli uomini e soave anche per i pesci e per gli uccelli.

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