Dignità di grandi accusati

P. Rutilius Rufus, postulatus de repetundis, cum esset exemplum innocentiae ... sed dixit disertam sibi et oratoriam videri, fortem et virilem non videri.

Publio Rutilio Rufo, accusato di concussione, benché fosse un esempio di rettitudine e nessuno fra i suoi concittadini fosse più onesto né più austero di lui, non solo non volle mostrarsi supplichevole di fronte ai giudici, ma neppure che la sua difesa fosse pronunciata più liberamente o elegantemente di quanto richiedesse la semplice verità dei fatti. Imitò quel famoso Socrate di altri tempi, il quale, pur essendo il più saggio di tutti e avendo condotto una vita integerrima, durante il processo capitale parlò da solo in propria difesa in tal modo che appariva non come un supplice o un accusato ma come un maestro o un signore dei giudici.

Anzi, nonostante l'eloquentissimo oratore Lisia gli avesse consegnato un'orazione scritta affinchè, se gli sembrasse opportuno, la imparasse a memoria e la utilizzasse in suo favore durante il processo, ben volentieri la lesse, ma disse che gli sembrava certo un discorso eloquente e degno di un oratore, ma che non gli sembrava forte e degna di un uomo.

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