Due romani esplorano l'Etruria VERSIONE latino tradotta

Silva erat Ciminia magis tum inuia atque horrenda quam nuper fuere Germanici saltus, nulli ad eam diem ne mercatorum quidem adita.

Eam intrare haud fere quisquam praeter ducem ipsum audebat; aliis omnibus cladis Caudinae nondum memoria aboleuerat. Tum ex iis qui aderant, consulis frater-M. Fabium, Caesonem alii, C. Claudium quidam matre eadem qua consulem genitum, tradunt--speculatum se iturum professus breuique omnia certa allaturum. Caere educatus apud hospites, Etruscis inde litteris eruditus erat linguamque Etruscam probe nouerat. Habeo auctores uolgo tum Romanos pueros, sicut nunc Graecis, ita Etruscis litteris erudiri solitos; sed propius est uero praecipuum aliquid fuisse in eo qui se tam audaci simulatione hostibus immiscuerit. Seruus ei dicitur comes unus fuisse, nutritus una eoque haud ignarus linguae eiusdem; nec quicquam aliud proficiscentes quam summatim regionis quae intranda erat naturam ac nomina principum in populis accepere, ne qua inter conloquia insigni nota haesitantes deprendi possent. Iere pastorali habitu, agrestibus telis, falcibus gaesisque binis armati. Sed neque commercium linguae nec uestis armorumue habitus sic eos texit quam quod abhorrebat ab fide quemquam externum Ciminios saltus intraturum. Usque ad Camertes Umbros penetrasse dicuntur.


Allora la selva Ciminia era più impervia e spaventosa di quanto non siano di recente apparse le foreste della Germania, e fino ad allora non l'aveva nessuno mai attraversata, neanche i mercanti. E quasi nessuno, fatta eccezione per il comandante in persona, aveva il coraggio di addentrarvisi: in tutti gli altri era ancora vivo il ricordo della disfatta di Caudio. Allora, tra i presenti, il fratello del console Marco Fabio (altri sostengono si chiamasse Cesone, altri ancora Gaio Claudio, indicandolo come fratello del console soltanto per parte di madre) disse che sarebbe andato in avanscoperta e che di lì a poco avrebbe riportato notizie sicure. Cresciuto a Cere presso suoi ospiti, aveva avuto un'istruzione a base di lettere etrusche e parlava bene l'etrusco. Secondo alcuni autori, come adesso si ha l'abitudine di istruire i ragazzi romani nelle lettere greche, allo stesso modo in quel tempo li si istruiva in quelle etrusche. Ma è più vicino alla verità il fatto che l'uomo che andò a mescolarsi tra i nemici con una messinscena tanto temeraria avesse già avuto qualche esperienza in tal senso.

A quanto sembra fu accompagnato soltanto da uno schiavo, che era cresciuto con lui e quindi aveva una certa competenza in quella stessa lingua. Prima di partire, dell'area in cui stavano per addentrarsi non avevano alcuna cognizione, se non qualche sommario ragguaglio circa la natura del luogo e i nomi dei capi delle varie popolazioni, sui quali avevano preso informazioni per evitare di essere smascherati da esitazioni su fatti risaputi. Partirono vestiti da pastori, con addosso armi da campagna, una falce e due spiedi a testa. Ma a proteggerli non furono tanto la conoscenza della lingua né il tipo di armi o di vesti, quanto piuttosto il fatto che nessuno si potesse immaginare uno straniero addentratosi nella selva Ciminia. Pare siano arrivati fino agli Umbri Camerti.

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