I diritti e le virtù dei cristiani - Tertulliano versione latino

I diritti e le virtù dei cristiani
versione latino Tertulliano traduzione libro latina lectio

Nos unum Deum colimus, quem omnes vos naturaliter nostis, ad cuius fulgura et tonitrua contremitis, ad cuius beneficia gaudetis.

[...] Tamen humani iuris et naturalis potestatis est unicuique quod putaverit colere, nec alii obest aut prodest alterius religio. Sed non religionis est cogere religionem, quae sponte suscipi debet, non vi. Ita, etsi nos compuleritis ad deis sacrificandum, nihil praestabitis deis vestris.

Ab invitis sacrificia illi non desiderant. Qui autem est verus Deus, omnia sua ex aequo et profanis et suis praestat. Tamen nos, quos sacrilegos aestimatis, in furto numquam deprehendistis, nedum in sacrilegiis. [...] Christianus nullius est hostis, nedum imperatoris, quem necesse est ut diligat et revereatur et honoret et salvum velit, sciens eum a Deo constitui.

[...] Colimus ergo imperatorem sic quomodo et nobis licet et ipsi expedit, ut hominem solo Deo minorem

Un solo dio adoriamo, il quale voi tutti conoscete naturalmente, i cui lampi e tuoni vi fanno tremare, dei cui benefici vi rallegrate.

. [...] Tuttavia, appartiene alla legge umana e al diritto naturale che ognuno adori quello che crede; e la religione dell'uno non danneggia né favorisce un altro. Ma non appartiene alla religione di imporre una religione, che deve essere adottata volontariamente, non per mezzo della costrizione. Così, anche se ci costringete a sacrificare, non soddisferete in nulla i vostri dei. Essi infatti non desiderano sacrifici da parte di persone che sono costrette.

D'altra parte, colui che è il vero Dio accorda i suoi benefici sia agli empi sia ai suoi. Ci ritenete sacrileghi: tuttavia non ci avete mai sorpresi a commettere un furto, tanto meno dei sacrilegi. [...] Il Cristiano non è il nemico di nessuno, a maggior ragione dell'imperatore.

Poiché egli sa che è costituito da Dio, occorre necessariamente che lo abbia caro, rispetti, lo onori, e preghi perché Dio lo conservi. . [...] Noi onoriamo dunque la persona di Cesare, nel modo in cui ci è permesso di onorarlo e che conviene a lui stesso, come un uomo secondo solo a Dio.

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