La leggenda di Eco e Narciso

Saepius Echo, eximiae pulchritudinis nympha, de Iunone, lovis uxore et deum regina... Etenim nullam puellam postea adamavit sed suam faciem semper in speculo fontis spectare debuit, donec in aquam cecidit ibique mortem occubuit

TESTO LATINO COMPLETO

Più di una volta Eco, una ninfa di assai straordinaria bellezza, aveva proferito ingiurie ed offese su Giunone, moglie di Giove e regina degli dei ed era soprattutto odiata dalla dea. Perciò la dea decise di punire una loquacità cosi tanto impudente e paralizzò la lingua della scopcca  fanciulla.

Eco non divenne ne sorda ne muta, ma, quando udiva una parola ripeteva con la sua bocca solo l'ultima sillaba e non poteva pronunciare la parola intera.

Così perse l'amore di Narciso, un prestante giovanotto, che rifiutò la fanciulla balbuziente. Allora la ninfa si rifugiò in una grotta fra i monti e non uscì mai più alla luce. In questo luogo il dolore annientò ragazza e la consumò: il corpo svanì per l'inedia, le ossa furono tramutate in pietre e sopravvisse di una tanto bella fanciulla solo la voce. Ma neppure Narciso, condusse una vita felice, poichè gli dei decisero di  punire la mancanza di fedeltà del ragazzo.

Infatti non amò nessuna fanciulla dopo, dovette specchiare sempre ma il suo volto  nello specchio di una fonte, finchè cadde nell'acqua e qui trovò la morte.

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