la morte di Icaro - LINGUA MAGISTRA Versione latino
La morte di Icaro versione latino traduzione dal libro Lingua Magistra vol. 1 pagina 154 numero 51
Daedalus, clarus architectus, multa instrumenta operaria, inter que serram, invenit et pulchras statuas, quae oculos movebant, finxit. At is captivus Cretae domini ...
Dedalo, famoso architetto inventò molti strumenti di lavoro, tra i quali la sega, e creò belle statue che muovevano gli occhi.
Ebbene egli, insieme al figlio Icaro, era prigioniero del signore di Creta nel Labirinto di Creta, nel quale le molte vie impedivano la fuga, e desiderava porre fine all’esilio, ma il mare chiudeva il luogo da ogni lato. All’improvviso Dedalo esclamò: “L’empio tiranno non possiede almeno il cielo”, e immediatamente, con l’aiuto dell’ingegno rinnovò la natura umana: furono raccolte piume, e quelle furono attaccate con spago e cera, e furono adattate alle braccia sue e del figlio Icaro.
Nel frattempo avvertì il figlio: “Figlio mio, la via di fuga che abbiamo intrapreso è malsicura e pericolosa! Volerai nella via di mezzo del cielo! Infatti le onde del mare appesantiscono le ali, per contro i raggi del sole, i quali bruciano il mondo, sciolgono la cera delle ali. Perciò obbedirai sempre ai miei consigli.
Poi dà baci a Icaro e, levatosi in alto grazie alle penne, sale verso il cielo, vola davanti al figlio e sorveglia le ali del figlio. Ma Icaro, per la troppa gioia, abbandona la via di mezzo e vola nell’alto cielo. Così la cera delle ali viene fatta molle dai raggi del sole e il povero fanciullo precipita nelle onde del mare.
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