La mosca e la formica - Fedro VERSIONE latino e traduzione

La mosca e la formica Versione latino Fedro e traduzione
Versione n. 1

inizio: " Olim formica et musca acriter contendebant; musca enim magna cum superbia sic dicebat" fine: " Describit fabella et viros qui falsis verbis se ornant, et illos quorum vita humilis sed operosa et honesta est. "

Una volta una formica e una mosca bisticciavano aspramente. Infatti la mosca con grande superbia diceva così: "Perché ti paragoni a me? Io vivo sempre tra colonne di marmo ed altari dorati, e visito i templi senza sosta; inoltre arrivo prontamente in luoghi dove ci sono sempre sacrifici e assaggio per primo le interiora.

Io siedo spesso sul trono stesso del re e accarezzo con grande gaudio le candide membra delle signore". Ma la formica rispose alla mosca con queste parole:

"O mosca, tu fosti e sarai sempre inopportuna e molesta agli uomini e alle donne Visiti abitualmente gli altari, ma quando sei arrivata nei templi degli dei, gli uomini ti cacciano sempre lontano dagli altari, e mangi sempre cibi cattivi. Io invece, diligente, accumulo il frumento d'estate; poi quando viene l'inverno, mangio lietamente il mio cibo. Tu al contrario d'estate mi provochi sempre, in autunno taci e d'inverno il freddo ti uccide.

” La storiella descrive sia gli uomini che con false parole vantano se stessi, sia quelli la cui vita è umile ma operosa e onesta.

versione n. 2 Stesso titolo da altro libro

Formica et musca de excellentia contendunt. Cum insolentia dicit musca: "Meam praestantiam negas atque gloriam meam cum tua comparas?

Sum saepe in aris dearum, in agricolarum casis et in villis matronarum; cum (="quando") cupio, in capite (="sulla testa") dominarum ac reginarum sedeo. Numquam laboro (NB: la prima "o" di "laboro" è lunga) et magnam copiam uvae in convivarum mensis semper attingo. Tu contra es rustica neque iucunda est vita tua, sed laboriosa (NB: la "o" di "laboriosa" è lunga) et curis plena". Magna cum prudentia respondet formica (NB: la "i" è lunga) : "Dominarum epulae sane iucundae sunt, sed a dominis numquam invitaris (NB: la "a" è lunga); certe aras frequentas, sed semper a sacerdotibus (="dalle sacerdotesse") abigeris.

Non solum in capite reginarum sedes, sed etiam in immunda spurcitia. Non laboras (NB: la "o" è lunga) neque certe socordia tua divitas congeris: uvas enim in mensis attingis, sed bruma saeva vitam tuam magna cum ignominia finit: nam neque miram villam neque casam parvam habitas.

Formicae autem magna diligentia granum et cibum (acc. singolari della seconda declinazione) congerunt copiose, casam promiscuam cum concordia habitant et vitam iucundam atque beatam semper gerunt". Ut (="Come") fabella ostendit, insolentia atque superbia semper puniuntur.

Una formica ed una mosca disputavano energicamente su chi (fra loro) valesse di più. La mosca iniziò per prima così:

"Puoi tu accostare il mio valore al tuo? Io mi fermo fra gli altari, visito i tempi degli dei; quando si fa un sacrificio assaggio per prima tutte le viscere; siedo sulla testa del re quando mi pare, e assaggio i casti baci delle matrone; Non lavoro per niente e fruisco delle cose migliori. Ti capita mai qualcosa simile a queste cose, o campagnola?" "La convivenza con gli dei è certamente motivo di gloria, ma lo è per chi viene invitato, non per chi viene rifiutato.

Visiti abitualmente gli altari? Sì, certo, ma vieni cacciata non appena vi arrivi. Menzioni i re e i baci delle matrone? Ostenti anche oltre ciò che il pudore deve (invece) nascondere. Non lavori affatto? Perciò, quando ne hai bisogno, non hai niente. Io quando accumulo con diligenza il grano per l'inverno ti vedo nelle vicinanze di un muro che ti nutri di escrementi; quando il freddo ti costringe a rattrappirti e a morire una casa ben fornita mi accoglie incolume.

In estate mi provochi; quando invece è inverno taci. Senza dubbio ho rintuzzato abbastanza la tua superbia. " Tale favoletta distingue i tipi di uomini, quelli che si decorano di falsi meriti e quelli la cui virtù rivela un vero decoro.

versione n. 3 Favola originale di Fedro

formica et musca contendebant acriter, quae pluris esset. Musca sic coepit prior: "Conferre nostris tu potes te laudibus?...

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