La Sicilia e i Romani - versione latino e traduzione

La Sicilia e i Romani
Autore: sconosciuto
moduli di lingua latina - agina: 280 numero: 3

P. Cornelius Scipio Africanus, cum Carthaginem delevisset, Siculorum urbes signis monumentisque pulcherrimis exornavit ut apud eos monumenta victoriae ingentissima collocaret.

Denique ille ipse M. Marcellus, cuius in Sicilia virtutem hostes, misericordiam victi, fidem ceteri Siculi perspexerunt, non solum sociis auxilium portavit, verum etiam hostibus victis temperavit. Urbem pulcherrimam, Syracusas, quae munitissima erat, cum vi consilioque cepisset, in ea ingentia monumenta reliquit. Sicilia autem provincia sine dubio fertilior Sardinia semper fuit itaque ex ea saepe multum frumentum cepimus.

Itaque ille M. Cato cellam penariam reipublicae nostrae, nutricem plebis Romanae Siciliam nominabat.
Publio Cornelio Scipione Africano, dopo aver distrutto Cartagine, adornò le città dei Siciliani con statue e monumenti splendid per porre presso di loro lo straoridinario ricordo della vittoria. Dopo ciò proprio l'illustre Marco Marcello, del quale in Sicilia i nemici riconobbero il valore, i vinti la misericordia, tutti gli altri Siciliani a lealtà, non solo portò soccorso agli alleati, ma risparmiò anche i nemici vinti.

Dopo che occupò con la forza e l'ingegno una splendida città, Siracusa, che era fortificatissima, ci lasciò monumenti straordinari. Poi la Sicilia fu sempre una provincia senza dubbio più fertile della Sardegna e così da questa abbiamo spesso ricevuto molto frumento. Pertanto quell'illustre Marco Catone chiamava la Sicilia granaio del nostro Stato, nutrice della plebe romana'.

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