L'infanzia di Giove - VERSIONE latino e traduzione vari libri scolastici

L'infanzia di Giove
Versione latino e traduzione da vari libri di testo scolastici
Versione n. 1
inizio: Iovis mater fuit Rhea, Saturni uxor. Saturnus, dues ferus saevusque, filios suos crudeliter vorabat. fine: sic totius mundi imperium obtinuit
Versione n. 2

Iovi mater fuit Rhaea, Saturni uxor. Saturnus autem omnes filios suos crudeliter vorabat....

Versione numero 3

Iovi mater fuit Rhaea, Saturni uxor. Saturnus autem omnes filios suos crudeliter vorabat....

Versione n. 1
inizio: Iovis mater fuit Rhea, Saturni uxor. Saturnus, dues ferus saevusque, filios suos crudeliter vorabat. fine: sic totius mundi imperium obtinuit

La madre di Giove fu Rea, moglie di Saturno. Saturno, dio fiero e violento, divorava crudelmente i suoi figli. Allora Rea affidò di nascosto Giove alla fidata ancella. L’ancella portò il piccolo nell’isola di Creta e lo nascose in una grotta del monte Ida, dove abitavano molte ninfe. Le ninfe presero liete il piccolo dio e lo misero in una culla d’oro. Molti animali furono d’aiuto a Giove: infatti ogni giorno uno stormo di colombe volava dal mare nella grotta e porgeva l’ambrosia, il cibo degli dei, al fanciullo; quotidianamente anche una grande aquila volava dalla sommità dei monti e procurava al figlio di Saturno il nettare, bevanda degli dei. Inoltre la capra Amaltea nutriva Giove con il latte e le api offrivano il miele al dio. Saturno non sentì mai i vagiti del figlio sulla sommità dell’Olimpo: infatti i Coribanti, diligenti ministri di Rea, ballavano sempre intorno alla culla del piccolo e battevano gli scudi bronzei con le spade. Così il grande fragore superava la voce di Giove e il padre non poteva sentire i vagiti di suo figlio. Giove, dopo che divenne adulto, preparò la vendetta: infatti gettò il padre dal cielo, restituì la vita ai fratelli e alle sorelle divorati da quello e con il loro aiuto vinse Saturno e i Titani, suoi fratelli, così ottenne il dominio di tutto il mondo.
Versione n. 2

Giove aveva come madre Rea, moglie di Saturno. Saturno poi divorava crudelmente tutti i suoi figli.

Rea dunque affidò segretamente Giove appena nato ad una giovane ancella. L'ancella portò il bambino nell'isola di Creta e lo nascose in una grotta segreta. In quel luogo abitavano molte ninfe: accolsero il piccolo dio e lo misero in una culla ricoperta d'oro. La capra Amaltea diede latte purissimo al bambino divino, e le api produssero dolcissimo miele.

Ogni giorno un insieme di colombe volavano nel mare alla grotta e offrivano l'ambrosia al figlio di Saturno.

Ogni giorno dagli alti monti spiccava il volo anche un'aquila grande e sacra e portava un soavissimo nettare, bevanda degli dei e delle dee al bambino. Così, Giove, fu nutrito come un dio immortale.

Versione numero 3

La madre di Giove fu Rea, moglie di Saturno. Saturno tuttavia divorava tutti i suoi figli crudelmente.

Dunque Rea affidò Giove, appena nato, di nascosto ad una fedele ancella. L'ancella portò il neonato nell'isola di creta e lo nascose nell'antro di una grotta. Qui molte ninfe abitavano: accolsero il piccolo dio e lo misero in una culla d'oro. Al divino neonato la capra Amaltea diede il più puro latte e le api buone dettro un miele dolcissimo. Ogni giorno anche volava dalla sommità dei monti una grande aquila, e quel sacro uccello offriva al neonato un assai piacevole nettare, bevanda degli dei e delle dee. Assai spesso il padre Saturno dall'alto Olimpo sentì il vagito del neonato.

Mai tuttavia l'inganno della madre fu svelato. Sempre infatti accorrevano opportunamente i Corribanti, fedeli ministri di Rea. Questi salvavano intorno alla culla di Giove tendevano sopra il fanciullo i bronzei scudi e li colpivano con grandi colpi di spade. Così il grande strepito degli scudi vinceva la voce del neonato, e Saturno non sentiva il vagito di suo figlio.

E subito questa frode fu scoperta. Il divino fanciullo infatti grande e forte era sparito velocissimamente dal suo nascondiglio. Già a dio erano degni i suoi diletti. Infatti i Ciclopi fabbricarono per quello dardi di fuoco e Giove li scagliava per gioco liberamente. Dopo che Giove crebbe, gettò dal cielo suo padre Saturno e ridiede la vita ai fratelli e alle sorelle da quello divorati.

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