Servus Britannus
Davus est vir Britannus qui in oppido cum uxore et liberis suis in parva et paupere domo habitat....
Davo è un uomo britannico che vive in città con la moglie e i suoi figli in una modesta e povera casa. Mentre si trova nel campo con le pecore e il proprio cane, da lontano sente che la moglie e i figli che gridano:
corre e vede i soldati romani che assaltano la sua famiglia e che nell’orto con i cavalli, che percuotono con dei bastoni la moglie e che frustano i figli. Gridando si scaglia su di loro, che tuttavia lo percuotono con verghe e bastoni: Davo cade a terra: ormai non vede nulla con gli occhi; la testa, il corpo, gli dolgono tutte le membra. I soldati mettono sul cavallo Davo che non percepisce nulla (svenuto) e lo portano in città: lì, senza la moglie, senza i figli, che non vedrà più per tutta la vita, viene trasportato con una nave al porto di Ostia, dove i mercanti lo venderanno come servo ad un ricco padrone romano. Dopo pochi giorni raggiungerà il porto con le navi; Davo, con altri schiavi, scenderà e sarà portato al foro, dove gli verrà collocata al collo una tavoletta, sulla quale con grandi lettere latine verrà stato scritto che lui è un (uomo) britannico e forte.
Poi quasi nudo salirà su un posto rialzato collocato in mezzo al foro, ed un mercante, che sarà vicino a lui, inizierà a gridare con gran voce: “Comprate questo schiavo fortissimo, è stato portato qui da noi dalla Britannia! Guardate le sue membra! Guardate le spalle, le braccia e le gambe! Dove troverete un uomo più forte?”. Si sarà avvicinato un ricco signore, che, sentendo il mercante proclamare tali cose, si accosterà a lui e gli chiederà: “Quanto costa questo schiavo britannico?”. Il mercante risponderà che costa cinque mila monete; l’uomo ricco darà il denaro al mercante e condurrà Davo alla propria villa.
Davo inizialmente sarà spaventato: “Che ne sarà di me adesso?” penserà; “che cosa farà questo signore che adesso è il mio padrone?”. Se tuttavia avrà un padrone buono, vivrà in maniera meno infelice. Infatti non tutti i padroni romani sono così severi: alcuni sono soliti frustare spesso i propri servi, e non gli permettono di dormire o riuscire a dormire molto; altri ritengono che i sevi siano senza dubbio degli uomini e li considerano quasi come degli amici.
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