Tra sosia e scambi di persona

Magno Pompeio Vibius ingenuae stirpis et Publicius libertinus ita similes fuerunt, ut permutato statu et Pompeius in illis et illi in Pompeio salutari possent....

Vibio, di condizione libera, e Publicio, uno schiavo affrancato, furono così simili a Gneo Pompeo Magno che, sovvertita la situazione (abl ass), che potevano essere salutati Pompeo come fra quelli e quelli come Pompeo.

Certamente ovunque o Vibio o Publicio erano andati, dirigevano verso di loro (os, oris acc pl) gli occhi degli uomini. Di certo  questo accidentale ludibrio come ereditario, arrivò a Pompeo: infatti anche  suo padre fu simile al suo cuoco  Menogene al punto che, l'uomo molto potente con le armi e valoroso d'animo, non fu in grado di respingere da sé il modesto nome del cuoco.

Era invece molto simile al re Antioco uno fra i suoi contemporanei, anche egli stesso di stirpe regale, di nome Artemone. Laodice, moglie di Antioco, ucciso il marito, per nascondere un delitto, lo (quem) mise nel letto del re fingendo che quello fosse Antioco malato.

Così Laodice ingannò, con un discorso e con il suo volto, tutto quanto il popolo, e gli uomini credettero che Antioco morendo avesse loro affidato Laodice e i suoi figli (lett i nati da lui).

(By Vogue)

Versione tratta da Valerio Massimo

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