Un serpente mostruoso

Attilius Regulus, exercitu in Africam traiecto, primus ex ducibus Romanis in Lybiae regionibus contra Carthaginienses pugnavit....

Attilio Regolo, trasportato l'esercito in Africa, primo tra i comandanti romani combatté contro i Cartaginesi nelle regioni della Libia.

Qui espugnò la città di Clypea e trecento cittàdelle e dovette combattere non solo con gli uomini, ma anche con belve feroci e mostri. Narrano infatti che, poiché aveva l’accampamento presso il fiume Bagrada e mentre aspettava l'assalto dei nemici, un serpente di ingenti dimensioni aveva spaventato l'esercito romano, aveva afferrato molti soldati con la mostruosa bocca, alcuni li aveva abbattuti a colpi di coda, altri li aveva ucciso con l'alito pestilente.

Poiché i soldati non potevano perforare in nessun modo la pelle del mostro con le spade o le frecce, giacché la sua durissima corazza di squame respingeva tutti i colpi, allora avvicinate le macchine da guerra, la disumana belva dovette essere attaccata con balestre come una rocca fortificata.

Avendo infine i soldati romani abbattuto con il peso dei sassi il mostro, narrano che uscì dal corpo il sangue, che infettò con il veleno il fiume e le regioni vicine tanto che i Romani furono costretti a levare il campo da lì. I soldati scuoiarono la bestia e Regolo mandò a Roma l ’enorme pelle.

Dal libro So tradurre

Cum apud Bagradam flumen in Africa castra haberet et hostium impetum exspectaret, Atilius Regulus non solum cum hominibus sed etiam cum immanibus feris et monstris dimicare debuit....

Quando in Africa aveva l’accampamento presso il fiume Bagrada (oggi Majerda) ed era in attesa dell’assalto dei nemici, Attilio Regolo dovette combattere non solo con gli uomini ma anche con enormi fiere.

Infatti l’esercito Romano era terrorizzato da un serpente di straordinaria grandezza, dato che i soldati venivano afferrati dalla grande bocca o lacerati dai colpi della coda o privati del respiro dall’alito pestilenziale.

I soldati, poi, in alcun modo potevano trafiggere il mostro con spade o archi, perché tutti i dardi erano facilmente respinti dalla durissima corazza di squame.

Perciò fu necessario ricorrere all’esercito perché combattesse con le balestre l’immane belva quasi fosse rocca fortificata. Alla fine il mostro fu schiacciato dai soldati con il peso dei massi, ma scaricò dal corpo grande quantità di sangue, dalla quale le sorgenti più vicine furono infettate dal veleno.

I soldati scuoiarono l’immensa fiera e molto cuoio venne mandato in patria da Regolo.

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