Dono votivo del senato romano

Dono votivo del senato romano
Livio versione latino Lingua Communis

L Valerius, L. Sergius, A. Manlius legati, longa nave missi Delphos, qui crateram auream donum Apolloni ferrent, haud procul freto Siculo, a piratis Liparensium excepti, Lipàras devehuntur....

I luogotenenti Lucio Valerio, Lucio Sergio e Aulo Manlio, inviati con una nave da guerra a Delfi, affinché portassero in dono ad Apollo un cratere d'oro, non lontano dallo stretto di Sicilia, catturati dai pirati di Lipari, vengono portati a Lipari.

Era usanza della città, come per una ruberia autorizzata dallo Stato, dividere il bottino conquistato.

Per caso quell'anno era nella somma magistratura un tale Timasiteo, uomo più simile ai Romani che ai suoi, il quale, rispettando il nome dei luogotenenti, il dono, il dio, a cui veniva mandato, e il motivo del dono, riempì anche la popolazione di un giusto scrupolo religioso; dopo aver offerto loro pubblica ospitalità e averli fatti scortare a Delfi anche con un presidio di navi, li fece tornare a Roma sani e salvi.

In base ad un consulto del senato fu sancito un vincolo di ospitalità con lui e gli furono dati doni in nome dello Stato.

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