Ercole nel Lazio: La morte di Caco (Versione Livio)

Ercole nel Lazio: La morte di Caco
Autore: Livio

Ricordano che Ercole, ucciso Gerione, condusse in quei luoghi vacche di straordinaria bellezza e che, proprio vicino al fiume Tevere, che aveva attraversato a nuoto conducendo davanti a sé la mandria, si sdraiò in una radura erbosa affinché grazie alla quiete e al gradito pasto si riposassero i buoi e lui stesso stanco a causa della strada. Lì poiché il sonno vinse lui appesantito dal vino e dal cibo, un pastore che abitava quel luogo, di nome Caco, violento e feroce, dilettato dalla bellezza delle giovenche, desiderando spingere quella preda, poiché se, conducendo la mandria l’avesse spinta verso la sua grotta, le orme stesse avrebbero condotto là il padrone il quale cercava invano, dopo averli girati trascinò per la coda tutti i capi, che si distinguevano per la bellezza, verso la grotta.

Ercole destato alla prima aurora, poiché perlustrò il gregge con gli occhi e capì che era assente gran parte del gregge, si diresse verso la grotta più vicina, casomai le impronte portassero là. Quando però vide le impronte che non conducevano in altra direzione, confuso e dubbioso, cominciò a spingere l’armamento più avanti della località ostile.

Poi però, poiché alcune giovenche, condotte via, avevano preso a muggire, come accade, per la mancanza delle altre, il richiamo di risposta dalla grotta di quelle nascoste attirò l’attenzione di Ercole. Caco, dopo aver cercato di bloccarlo con la forza mentre andava verso la grotta, invocando invano l’aiuto dei pastori, morì colpito dalla clava.

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