Il culto di Giove Statore - Versione latino di Livio

Il culto di Giove Statore versione latino Livio

Principes utrimque pugnam ciebant ab Sabinis Mettius Curtius, ab Romanis Hostius Hostilius....

I capi di entrambe le parti ingaggiavano la battaglia, Curzio Mezio dalla parte Sabina, Ostio Ostilio dalla parte Romana.

Quest'ultimo, nonostante la posizione svantaggiosa, teneva alto il morale con dimostrazioni di coraggio e di audacia nelle prime file. Ma, caduto lui, subito i Romani registrarono un netto cedimento e andarono a rifugiarsi presso la vecchia porta del Palatino. Romolo stesso, trascinato dalla massa dei soldati in ritirata, sollevando le armi al cielo, gridò: «O Giove, è per obbedire al tuo volere che ho gettato le prime fondamenta di Roma proprio qui sul Palatino.

Ormai la cittadella è in mano ai Sabini che l'hanno conquistata nella più turpe delle maniere. Di lì, attraverso la vallata, stanno avanzando armati verso di noi. Ma tu, padre degli dèi e degli uomini, tieni lontani almeno da qui i nemici, libera i Romani dal terrore e frena questa loro vergognosa ritirata! Prometto che qui, o Giove Statore, io innalzerò un tempio per ricordare ai posteri che è stato il tuo aiuto inesauribile a salvare la città». Al termine della preghiera, come se avesse avuto la sensazione di essere stato esaudito, disse:

«Qui, o Romani, Giove ottimo massimo vi ordina di fermarvi e di ricominciare a combattere». E i Romani si fermarono, proprio come se stessero obbedendo a un ordine piovuto dal cielo

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