La battaglia presso il Metauro (Versione Latino Livio)

La battaglia presso il Metauro
Autore: Livio
Lingua Latina es. 2 n. 2 pag. 105

Inter Livium Hasdrubalemque ingens contractum certamen erat atroxque caedes utrimque edebatur:

ibi duces ambo, ibi pars maior peditum equitumque Romanorum, ibi Hispani vetus miles peritusque Romanae pugnae, et Ligures durum in armis genus: eodem versi elephanti, qui primo impetu turbaverant antesignanos et iam signa moverant loco, deinde crescente certamine et clamore impotentius iam regi et inter duas acies versari velut incerti, quorum essent, haud dissimiliter navibus sine gubernaculo vagis. Claudius "Quid ergo praecipiti cursu tam longum iter emensi sumus?" clamitans militibus, quum in adversum collem frustra signa erigere conatus esset, postquam ea regione penetrari ad hostem non videbat posse, cohortes aliquot subductas e dextro cornu, ubi stationem magis segnem quam pugnam futuram cernebat, post aciem circumducit et non hostibus modo sed etiam suis inopinantibus in sinistrum hostium latus incurrit: tantaque celeritas fuit ut, quum ostendissent se ab latere, mox in terga iam pugnarent. Ita ex omnibus partibus, ab fronte ab latere ab tergo, trucidantur Hispani Liguresque, et ad Gallos iam caedes pervenerat: ibi minimum certaminis fuit, nam et pars magna ab signis aberant, nocte dilapsi stratique somno passim per agros, et qui aderant, itinere ac vigiliis fessi-intolerantissima laboris corpora-vix arma humeris gestabant.


Tra Livio e Asdrubale, il combattimento, che produceva una atroce strage sull'uno e sull'altro fronte, si era ormai fatto asperrimo: là erano impegnati entrambi i comandanti, là la più gran parte dei fanti e cavalieri romani, là gli Ispani, soldati pieni di esperienza e avvezzi a combattere i Romani, là i Liguri, dura razza guerriera. E là si erano girati gli elefanti che al primo assalto avevano scompigliato i soldati schierati davanti alle insegne e già avevano costretto le insegne stesse a retrocedere. Poi, crescendo il furore del combattimento e il baccano, erano divenuti indocili alla guida ed erravano fra i due eserciti come se non sapessero a quale schieramento appartenessero, come navi alla deriva senza timoniere. Claudio prese a gridare ai suoi soldati: "Perché dunque abbiamo fatto di corsa un viaggio tanto lungo?"; poi provò, ma senza risultato, a far salire le insegne sul colle che aveva davanti, ma quando si accorse che per quella via non si poteva arrivare al nemico, distaccò alcune coorti dall'ala destra, dove vedeva che ci sarebbe stata piuttosto una sosta inoperosa che una battaglia, e fece loro operare una conversione dietro lo schieramento romano piombando poi sul fianco destro dei nemici, i quali proprio non se lo aspettavano (come del resto i commilitoni):

furono tanto veloci i soldati di Claudio che, apparsi dapprima sul fianco, subito si portarono a combattere alle spalle. E così gli Ispani e i Liguri erano massacrati da tutte le parti, davanti, sui fianchi, alle spalle, e l'eccidio era ormai giunto fino ai Galli. Lì vi fu pochissima resistenza perché i più avevano disertato le insegne, gettandosi allo sbando nella notte e buttandosi a dormire dove capitava, nei campi, mentre quelli che erano rimasti, stremati dal viaggio e dalle veglie, disponendo di una complessione fisica per nulla resistente alla fatica, a stento reggevano le armi sulle spalle.

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