Marcello piange su Siracusa (Versione Latino Livio)

Marcello piange su Siracusa
Autore: Livio
Officina Latinitatis n. 553 pag. 454

Cum Marcellus consul prima luce in moenia cum suis copiis irrupisset, Syracusani, somno excitati, novo ardore ac studio pugnandi, omnes concurrerunt ad arma capienda ut urbi iam prope captae opem ferrent, si quo modo possent.

Sed frustra; nam omnes viae omniaque loca iam militibus Romanis completa erant. Marcellus, ut, moenia ingressus, ex superioribus locis urbem, omnium ferme illis temporibus pulcrim, suiecam oculis vidit, illacrimasse dicitur, partim gaudio tantae perpetratae rei, partim vetusta gloria urbis. Atheniensium classes demersae et duo ingentes exercitus, cum duobus clarissimis ducibus deleti, occurrebant menti eius, et tot bella cum Carthaginiensibus tanto cum discrimine gesta, tot opulenti tyranni regesque, super ceteros Hiero, recentissimae memoriae rex, beneficiis in popolum Romanum insignis. Haec universa occurrebant animo et subibat cogitatio iam illa momento horae arsura esse omnia et ad ci reditura. Itaque, priusquam signum daret, praemisit duos Syracusanos, qui intra praesidia Romana erant, ut adloquio leni perlicerent suos cives ad dedendam urbem.


Quando il console Marcello irruppe nelle mura all’alba con le sue truppe, i Siracusani, svegliati dal sonno, con straordinario ardore e desiderio di combattere, andarono tutti a prendere le armi per portare soccorso alla città ormai espugnata, nel (solo) modo in cui (ormai) era possibile. Ma invano. Tutte le strade ormai e tutti i luoghi erano già stati occupati dai soldati Romani. Marcello, penetrato nelle mura, non appena vide con i suoi occhi dai luoghi più alti la città, quasi la più bella di tutte a quei tempi, si dice che piangesse un poco per la gioia di una così grande cosa compiuta, un poco per l’antica gloria della città. Le flotte degli Ateniesi affondate e due grandi eserciti, distrutti con due famosissimi generali, tornavano alla sua memoria e tante guerre combattute con i Cartaginesi, combattute con così grande peripezia tanti ricchi re e tiranni, sopratutti Gerone, re di memoria recentissima, famoso per i benefici verso il popolo romano.

Tutte queste cose (gli) passavano nell’animo e gli si insinuava ormai il pensiero che tutte quelle cose in un attimo sarebbero bruciate e ridotte in cenere. Perciò, prima di dare il segnale, mandò avanti due Siracusani, che stavano nelle guarnigioni romane, perché con un discorso moderato convincessero i loro concittadini a consegnare la città.

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