Miseranda fine di Cicerone (Versione Latino Livio)

Miseranda fine di Cicerone
Autore: Livio

Primo in tusculanum fugerat inde transversis itineribus in formianum, ut a caieta navem conscensurus, proficiscitur.

unde aliquoties in altum provectum cum modo venti adversi retulissent, modo ipse iactationem navis caeco volvente fluctu pati non posset, taedium tandem eum et fugae te vitae cepit, regressusque ad superiorem villam, qae paulo plus mille passibus a mari abest, "moriar" inquit "in patria saepe servata". satis consatat servos fortiter fideliterque paratos fuisse ad dimicandum; ipsum deponi lecticam et quietos pati, quod sors iniqua cogeret, iussisse. prominenti ex lectica praebentique inmontam cervicem caput praecisum est. nec satis stolidae crudelitatim militum fuit; manus quoque scripsisse in antonium exprobantes praeciderunt. ita relatum caput ad antonium iussusque eius inter duas manus in rostris positum, ubi ille consult, ubi saepe consularis ubi eo ipso anno adversus antonium, quanta nulla umquam humana vox, [color=red]cum admiratione eloquentiae auditus fuerat[/color]. vix attollents prae lacrimis oculos homines intueri trucidata membra civis poterant.


Dapprima si rifugiò nella villa di Tusculo, poi, per strade traverse, in quella di Formia con l'intenzione di imbarcarsi a Gaeta e di allontanarsi. Di qui cercò più volte di prendere il largo, ma, sia a causa dei venti avversi che lo respingevano indietro, sia a causa del rullio della nave, provocato dal caotico accavallarsi delle onde, che non riusciva a sopportare, fu colto dal desiderio di farla finita con la fuga e con la vita; fatto ritorno alla villa di prima che dista dal mare poco più di un miglio, ebbe a dire: "Che io muoia nella patria che tante volte ho salvato!". Risulta abbastanza certo che gli schiavi fossero pronti a combattere con coraggio e fedeltà ma, a quanto si dice, fu lui stesso ad ordinare di deporre la lettiga e di accettare con rassegnazione ciò che l'ingiusto destino imponeva.

Si sporse dalla lettiga e offrì, ben ferma, la nuca: la testa gli fu recisa. Non fu abbastanza per la stolida crudeltà dei soldati: recisero anche le mani, per punire il fatto che avesse scritto contro Antonio. Così il capo fu portato ad Antonio e, per suo ordine, posto sui rostri tra le due mani: proprio nel luogo in cui egli aveva fatto sentire la sua voce da console e spesso come ex console! Proprio in quel luogo aveva parlato in quello stesso anno contro Antonio, e la sua eloquenza era stata tanto degna di ammirazione quanto mai era accaduto a voce umana! La gente, per le lacrime, a fatica alzava gli occhi e così poteva vedere le sue membra mozzate.

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