Preparativi di guerra (Versione latino di Livio)

Preparativi di guerra Livio vari libri

Marcello, a questa notizia, colma d'elogi i senatori, e, prima che un qualche movimento scoppi, si decide a tentare la sorte del combattimento.

Divide il suo esercito in tre corpi, e li piazza sulla tre grandi porte che guardano il nemico: fa trasportare i suoi bagagli, e da ordine che i domestici, i vivandieri e i malati portino le palizzate. Sulla porta centrale, piazza il fior fiore delle legioni e i cavalieri romani; sulle altre due, le nuove leve, i soldati armati alla leggera e la cavalleria degli alleati. Proibisce agli abitanti d'avvicinarsi alle mura e alle porte; e per paura che le legioni, una volta iniziato il combattimento, cadano sul bagaglio, lo fa custodire da alcune truppe specializzate in questo compito.

Così preparati, i Romani stavano sull’attenti all’interno delle porte. Annibale, che aveva passato sotto le armi una gran parte della giornata (cosa che faceva da qualche giorno), si stupì prima che l'esercito romano non uscisse, e poi che nessun soldato comparisse sui bastioni. Persuasosi infine che i suoi accordi con il popolo fossero state scoperti;

e che la paura fermasse i Romani, rinvia all’accampamento una parte delle sue truppe, con l'ordine di portare in fretta e furia, sul fronte dell'esercito, tutto ciò che necessitava per un assalto, sicuro che se l’avesse incitato in questo momento d'esitazione, si sarebbe levato in città un qualche movimento tra il popolo

Versione latino Preparativi di guerra dal libro Ianua

Philippus impigre terra marique parabat bellum. Navales copias Demetriadem in Thessaliam contrahebat; Attalum Romanamque classem principio...

Filippo, in modo instancabile, approntava la guerra per terra e per mare. E radunava le truppe navali a Demetriade in Tessaglia;

e ritenendo che Attalo e la flotta romana si sarebbero posti in movimento da Egina all'inizio della primavera, mise a capo delle navi situate sulla costa marittima Eraclide, che anche prima aveva scelto come comandante; lui in persona allestiva le truppe di terra, ritenendo di aver sottratto ai Romani due grandi rinforzi di truppe, da una parte gli Etoli e dall'altra i Dardani, mentre dal figlio Perseo erano state rese inaccessibili le strette gole nelle vicinanze della Pelagonia. Il console Sulpicio già preparava e dava inizio alla guerra. E conduceva l'esercito attraverso il territorio dei Dassereti, trasportando intatto il grano, che aveva portato via dall'accampamento invernale.

Le città ed i villaggi, in parte di propria volontà, e in parte per il timore, si arrendevano; (certe) alcune città venivano trovate deserte, dato che i barbari si erano rifugiati sulle alture vicine. Si accampò a Lineo, vicino al fiume Bevo: da lì mandava (i soldati) nei paraggi ad approvvigionarsi di frumento nei granai dei Dassereti. Per di più Filippo notando da ogni parte la costernazione di tutto il paese, mandò un drappello di soldati a cavallo ad esplorare dove i nemici si fossero diretti. Il console era nella stessa incertezza: sapeva che il re si era allontanato dall'accampamento invernale, ma ignorava dove fosse diretto.

Anch'egli aveva spedito dei soldati a cavallo ad esplorare. Questi due squadroni di cavalleria, dopo aver vagato per le terre dei Dassareti, provenienti da strade diverse, alla fine si vennero a trovare sullo stesso percorso. Non appena si udì da lontano lo strepito degli uomini e dei cavalli, entrambi gli schieramenti compresero che i nemici erano vicini. Per molte ore combatterono con forze alla pari. Nè quelli riferirono alcuna notizia al re né gli altri al console.

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