Seconda campagna in Egitto (Versione Latino Livio)

Seconda campagna in Egitto
Autore: Livio

His cum laetari Antiochum conveniens esset, si reducendi eius causa exercitum Aegyptum induxisset, quo specioso titulo ad omnis Asiae et Graeciae civitates legationibus recipiendis litterisque dimittendis usus erat, adeo est offensus, ut multo acrius infestiusque adversus duos, quam ante adversus unum pararet bellum.

Cyprum extemplo classem misit; ipse primo vere cum exercitu Aegyptum petens in Coelen Syriam processit. circa Rhinocolura Ptolemaei legatis agentibus gratias, quod per eum regnum patrium recepisset, petentibusque, ut suum munus tueretur et diceret potius, quid fieri vellet, quam hostis ex socio factus vi atque armis ageret, respondit non aliter neque classem revocaturum neque exercitum reducturum, nisi sibi et tota Cypro et Pelusio agroque, qui circa Pelusiacum ostium Nili esset, cederetur; diemque praestituit, intra quam de condicionibus peractis responsum acciperet.
Postquam dies data indutiis praeteriit, navigantibus ostio Nili ad Pelusium per deserta Arabiae ad Memphim incolebant, et ab ceteris Aegyptiis, partim voluntate partim metu, ad Alexandream modicis itineribus descendit. ad Eleusinem transgresso flumen, qui locus quattuor milia ab Alexandrea abest, legati Romani occurrerunt. quos cum advenientis salutasset dextramque Popilio porrigeret, tabellas ei Popilius scriptum habentis tradit atque omnium primum id legere iubet. quibus perlectis cum se consideraturum adhibitis amicis, quid faciendum sibi esset dixisset, Popilius pro cetera asperitate animi virga, quam in manu gerebat, circumscripsit regem ac 'priusquam hoc circulo excedas' inquit 'redde responsum, senatui quod referam. ' obstupefactus tam violento imperio parumper cum haesitasset, 'faciam' inquit 'quod censet senatus. ' tum demum Popilius dextram regi tamquam socio atque amico porrexit. die deinde finita cum excessisset Aegypto Antiochus, legati concordia etiam auctoritate sua inter fratres firmata, inter quos vixdum convenerat pax, Cyprum navigant et inde, quae iam vicerat proelio Aegyptias naves, classem Antiochi dimittunt.

clara ea per gentis legatio fuit, quod haud dubie adempta Antiocho Aegyptus habenti iam redditumque patrium regnum stirpi Ptolemaei fuerat.
Mentre di ciò avrebbe dovuto essere ben lieto Antioco, se era vero che aveva guidato l'esercito in Egitto per riportarvi Tolemeo maggiore, e di questa pretestuosa giustificazione si era valso nell'accogliere legazioni o nell'inviare lettere a tutte le libere popolazioni della Grecia e dell'Asia, in realtà se ne offese a tal punto, da preparare una guerra contro i due re molto più aspra e accanita di quella precedente contro uno solo. Subito inviò la flotta a Cipro; ed egli all'inizio della primavera, dirigendosi alla testa dell'esercito in Egitto, avanzò fino in Celesiria. Nei dintorni di Rinocolura ai legati di Tolemeo che lo ringraziavano perché il re aveva riottenuto il regno paterno per merito suo e gli chiedevano che conservasse il suo dono e dichiarasse le sue intenzioni invece di agire, trasformandosi da alleato in nemico, con la forza delle armi, rispose che non ad altra condizione avrebbe ritirato la flotta e ricondotto indietro l'esercito, se non si rinunciava in favor suo all'intera Cipro, a Pelusio e al territorio che si estende intorno alla foce pelusiaca del Nilo; e fissò il termine entro cui doveva ricevere risposta intorno alle condizioni formulate.
Scaduto il termine della tregua, mentre la flotta navigava per la foce del Nilo verso Pelusio, attraverso i deserti dell'Arabia dagli abitanti intorno a Menfi, sia dal resto dell'Egitto, in parte con entusiasmo, in parte con paura, a brevi tappe discese ad assediare Alessandria. Passato il fiume presso Eleusine, un sobborgo a 4 miglia da Alessandria, gli si fecero incontro i legati romani.

Al loro arrivo il re li salutò e tese la mano a Popilio, ma questi gli consegnò le tavolette contenenti la copia, ordinandogli, prima di ogni altra cosa, di leggerle. Lettele attentamente, dichiarò che avrebbe riflettuto insieme con i suoi confidenti sul da farsi. Popilio, con la sua solita rudezza, tracciò un cerchio intorno al re con il bastone che aveva in mano ed esclamò: "Prima di varcare questo cerchio, dammi la risposta, da portare al Senato". Stupito da un ordine così perentorio, per un pò rimase esitante, poi aggiunse: "Farò ciò che vuole il Senato". Soltanto allora Popilio tese la mano al re, considerandolo alleato e amico. Poi, alla data fissata, evacuò l'Egitto e i legati, rafforzata la concordia fra i fratelli anche con il proprio prestigio - con grave difficoltà si era riusciti a stabilire fra loro la pace - fanno vela per Cipro e di lì mandano via la flotta di Antioco, che già aveva vinto in battaglia le navi egiziane.
Clamoroso fra quelle popolazioni furono i risultati di quell'ambasceria, perché senza dubbio aveva strappato di mano l'Egitto ad Antioco, che già lo possedeva, e restituito il regno paterno alla dinastia dei Tolemei.

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