Un furto nel tempio di Proserpina (Versione Latino Livio)

Un furto nel tempio di Proserpina
versione Livio
Comprendere e tradurre n. 6. 1 pag. 554

Lutterae ub senatum relatae sunt Q. Minucii praetoris qui Bruttios administratabat quae referebant pecuniam ex Proserpinae theasuris in urbe Locris notcte clam sublatam esse nec furis vestigia ulla exstare ... quare decemviri statim piacularia dei offerri iusserunt

Fu riferita in senato la lettera del pretore Q. Minucio, che aveva (sotinteso: sotto il suo comando) la provincia dei Bruzi: Il tale tesoro di Proserpina
era stato trafugato di nascosto di notte nella città di Locri e non vi era alcuna traccia del ladro.

Il senato mal sopportò con sdegno ciò. Fu consegnato al console C. Aurelio l'incarico di scrivere al pretore dei Bruzi poiché al senato piaceva (ovvero il senato voleva) che si facesse una indagine sui tesori sottratti e che fossero puniti coloro che avevano trafugato il denaro, e che si effettuassero sacrifici purificatori.

(Inoltre) i prodigi che venivano segnalati in più luoghi accrescevano la preoccupazione di espiare la profanazione di quel tempio. Si riportava che tra i Lucani il cielo fosse divenuto ardente, nell'agro di Priverno il sole fosse tutto rosso, a Lanuvio nel tempi di Giunone Inviolata fosse scaturito un grande rumore di notte.

I decemviri ordinarono che fossero considerati come cose divine quelle che da ultimo subito dopo questo prodigio erano avvenute.

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