Uno scontro di cavalleria - versione
Uno scontro di cavalleria
Autore: Livio
N. tradurre dal latino n. 372
Perseus ferme diei quarta, cum paulo plus mille passus abesset a castris Romanis, consistere signa peditum iussit; praegressus ipse cum...
Arrivato a poco più di mille passi dall'accampamento romano intorno alla quarta ora del giorno, Perseo diede ordine alla fanteria di fermarsi; egli avanzò invece con i cavalieri e con la fanteria leggera, e con lui si fecero avanti anche Coti e i comandanti delle altre truppe ausiliarie.
Si trovavano a meno di cinquecento passi dal campo quando videro la cavalleria nemica: c'erano due ali composte in gran parte da Galli - li comandava Cassignato - e un contingente di truppe leggere composto da circa centocinquanta uomini, Misi e Cretesi. Il re si fermò, incerto sul numero delle forze avversarie, poi staccò dal grosso della colonna due squadroni di Traci e due di Macedoni, ciascuno accompagnato da due coorti di Cretesi e di Traci.
Per l'equilibrio delle forze in campo, e anche perché dall'una e dall'altra parte non arrivavano nuovi rinforzi, il combattimento si concluse senza che fosse chiaro chi era il vincitore. Eumene perse una trentina di uomini e fra loro cadde Cassignato, il capo dei Galli. Quel giorno, Perseo ricondusse le sue truppe a Sicurio; l'indomani, verso la stessa ora, il re mosse le sue forze verso la stessa zona, facendole guire da carri che portavano acqua: tutto il tragitto - dodici miglia - era infatti privo d'acqua e pieno di polvere, ed era chiaro che gli uomini avrebbero sofferto la sete se si fossero trovati a combattere subito, appena entrati in contatto col nemico.
Poiché i Romani non si erano mossi e avevano anzi ritirato entro il vallo i presidi di guardia, anche le truppe del re fecero ritorno al loro accampamento.
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