La memoria dell'anima (Versione latino agostino)

La memoria dell'anima
versione di latino di Sant'Agostino

affectiones quoque animi mei eadem memoria continet, non illo modo quo eas habet ipse animus cum patitur eas, sed alio multum diverso, sicut sese habet vis memoriae.

nam et laetatum me fuisse reminiscor non laetus, et tristitiam meam praeteritam recordor non tristis, et me aliquando timuisse recolo sine timore et pristinae cupiditatis sine cupiditate sum memor. aliquando et e contrario tristitiam meam transactam laetus reminiscor et tristis laetitiam. quod mirandum non est de corpore: aliud enim animus, aliud corpus. itaque si praeteritum dolorem corporis gaudens memini, non ita mirum est. hic vero, cum animus sit etiam ipsa memoria (nam et cum mandamus aliquid ut memoriter habeatur, dicimus, 'vide ut illud in animo habeas, ' et cum obliviscimur, dicimus, 'non fuit in animò et 'elapsum est animo, ' ipsam memoriam vocantes animum), cum ergo ita sit, quid est hoc, quod cum tristitiam meam praeteritam laetus memini, animus habet laetitiam et memoria tristitiam laetusque est animus ex eo quod inest ei laetitia, memoria vero ex eo quod inest ei tristitia tristis non est? num forte non pertinet ad animum? quis hoc dixerit? nimirum ergo memoria quasi venter est animi, laetitia vero atque tristitia quasi cibus dulcis et amarus: cum memoriae commendantur, quasi traiecta in ventrem recondi illic possunt, sapere non possunt.

ridiculum est haec illis similia putare, nec tamen sunt omni modo dissimilia.
Anche le mie emozioni contiene, questa stessa memoria: non come son vissute dalla mente quando ne è presa, ma in un modo assai diverso, caratteristico della memoria. Così io senza gioia mi ricordo di aver gioito e senza tristezza rievoco la mia passata tristezza e senza paura richiamo alla mente le paure che talvolta ho avuto e serbo ancora memoria dei desideri antichi, senza più averne. Anzi al contrario, talvolta mi rallegra il ricordo della mia tristezza, e quello della gioia passata mi rattrista. Questo non deve sorprendere se si tratta del corpo, perché il corpo è una cosa e un'altra la mente. Ma che dire nel caso di cui parliamo ora, se la mente altro non è che la memoria stessa? E infatti assegnando il compito di mandare a memoria qualcosa noi diciamo: "Cerca di tenerlo a mente", e quando dimentichiamo: "Non l'ho tenuto a mente" o "M'è uscito di mente", chiamando mente la memoria stessa: se così è, che significa questo?

Perché nel lieto ricordo della mia passata tristezza la mente ha piacere e la memoria contiene tristezza, eppure la mente è lieta di questo piacere che ha, mentre la memoria non si lascia rattristare dalla tristezza che contiene? Che la memoria non appartenga alla mente? È una tesi insostenibile. No, la memoria è in un certo senso il ventre della mente, e cibo dolce o amaro la gioia e la tristezza: una volta affidate alla memoria possono esservi custodite, ma come cose passate nel ventre non possono più aver sapore. Credere che i due processi siano proprio simili sarebbe ridicolo: ma non sono neppure completamente diversi.

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