Amicizia tra Tito e Britannico (Versione latino Seneca)

Amicizia tra Tito e Britannico
Autore: Seneca
Vers. lat. per il triennio n. 26 pag. 48

Titus cognomine paterno, amor ac deliciae generis humani, tantum illi ad promerendam omnium voluntatem vel ingenii vel artis vel fortunae superfuit, et, quod difficillimum est, in imperio:

quando privatus atque etiam sub patre principe ne odio quidem, nedum vituperatione publica caruit, natus est III. Kal. Ian. insigni anno Gaiana nece, prope Septizonium, sordidis aedibus, cubiculo vero perparvo et obscuro (nam manet adhuc et ostenditur).
Educatus in aula cum Britannico simul, ac paribus disciplinis et apud eosdem magistros institutus. Quo quidem tempore aiunt metoposcopum, a Narcisso Claudii liberto adhibitum, ut Britannicum inspiceret, constantissime affirmasse, illud quidem nullo modo, ceterum Titum, qui tunc prope astabat, utique imperaturum. Erant autem adeo familiares, ut de potione, qua Britannicus hausta periit, Titus quoque iuxta cubans gustasse credatur gravique morbo adflictatus diu. Quorum omnium mox memor, statum ei auream in Palatio posuit, et alteram ex ebore equestrem, quae Circensi pompa hodieque praefertur, dedicavit prosecutusque est.


Tito, che portava lo stesso soprannome di suo padre e fu chiamato l'amore e la delizia del genere umano (tanto egli fu in grado per natura, per capacità e per ricchezza di mezzi di conquistarsi la simpatia di tutti e, cosa ben più difficile, dopo essere divenuto imperatore, mentre, quando era semplice cittadino e anche durante il principato di suo padre non gli mancarono né l'odio né il biasimo pubblici) nacque il terzo giorno prima delle calende di gennaio, nell'anno reso famoso dall'assassinio di Gaio, in una miserabile stamberga vicino al Septizonio in una camera piccola e oscura, che esiste tuttora e si può visitare.
Fu allevato a corte insieme con Britannico e fece i suoi stessi studi, sotto la direzione dei medesimi maestri. Dicono che a quell'epoca un fisionomista consultato da Narciso, il liberto di Claudio, per studiare il volto di Britannico, abbia affermato tranquillamente che quello non aveva nessuna possibilità di diventare imperatore, ma che Tito, che in quel momento stava al suo fianco, lo sarebbe divenuto certamente.

I due erano per altro così intimi amici che, a quanto si crede, Tito, seduto a tavola vicino a Britannico, gustò la stessa bevanda di cui egli morì, restandone a lungo gravemente ammalato. Così riportandosi alla mente più tardi questi ricordi, gli fece erigere una statua d'oro sul Palatino e gliene consacrò un'altra, equestre e d'avorio, che ricolmò di onori e che ancora oggi viene trasportata in testa alla processione del circo.

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