De Tranquillitate Animi, 17

Miscenda o tamen et alternanda ista sunt in vivendo e solitudo et frequentia Sic altera alterius remedium erit....

Nel vivere tuttavia bisogna mescolare e alternare queste cose: la solitudine e lo stare con gli altri.

Così l'una sarà il rimedio dell'altra. Infatti la solitudine sanerà l'odio della folla, la folla sanerà la noia della solitudine. La mente non dev'essere mantenuta sempre equamente da questa stessa intenzione ma talvolta bisogna richiamarla al divertimento. Socrate non provava vergogna a giocare con i piccoli e Catone, i cui costumi severi sono noti a tutti, prendeva spesso il vino per rilassare l'animo.

Scipione muoveva il corpo militare secondo il ritmo non mollemente e sfacciatamente, ma come gli uomini antichi solevano danzare durante il passatempo e il periodo di festa in modo virile. Bisogna concedere agli animi il rilassamento: quelli divengono migliori e più forti. Come non bisogna pretendere dai campi fertili, (imporre fatica ai campi fertili), così l'assiduo impegno spezzerà gli impeti degli animi; quando saranno un poco rilassati ed allentati riacquisteranno le forze.

Dall'assiduità delle fatiche nasce il languore e l'indebolimento degli animi.
(By Maria D. )

Versione tratta da Seneca

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