Diogene, uomo perfettamente libero (versione latino SENECA)

Diogene, uomo perfettamente libero
Autore: Seneca

Qui de felicitate Diogenis philosophi dubitant, iidem dubitente de deorum immortalium statu.

Num parum beatam degunt vitam dii, qui nec praedia nec hortos habent, nec rura pretiosa, nec grande fenus? Respice, Lucili mi, mundum: nudos videbis deos, omnia dantes, nihil habentes. Diogenem tu putas pauerem an diis immortalibus similem, qui omnes divitias abdicavit? Feliciorem tu hominem putas quem non pudet locupletiorem esse Croeso? Paupertas decet sapientem. O beatum Diogenem! Olim eius servus unicus Manes fugit, nec illum reducere Diogenes curavit. <> Videtur mihi potius dixisse: <>
Gli stessi che dubitano della felicità di Diogene, dubiteranno della condizione degli dei immortali.

Forse gli dei che non hanno né proprietà né orti, né poderi costosi, né un grande capitale, trascorrono una vita poco beata? Guarda, mio Lucio, il mondo; vedrai gli dei nudi, che danno tutto e nulla hanno. Tu ritieni che Diogene povero, che ha rifiutato tutte le ricchezze, oppure simile agli dei immortali? Tu ritieni più felice l’uomo che non si vergogna d’essere più ricco di Creso? La povertà si addice al saggio.

Oh, beato Diogene! Una volta il suo unico servo Manens fuggì e Diogene non si curò di ricondurlo indietro e di dire: ”E’ infame che un servo senza Diogene può vivere, Diogene senza un servo non può”. Mi sembra invece che abbia detto: “Conduci la tua parte, fortuna”. Oramai presso Diogene non conti più nulla; il mio servo fuggì, ma non mi curo di ciò, al contrario sono libero dal servo.

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