Dolore di Seneca per la morte dell'amico Anneo Sereno (Versione)

Dolore di Seneca per la morte dell'amico Anneo Sereno
Autore: Seneca

Haec tibi scribo, is qui Annaeum Serenum carissimum mihi tam immodice flevi ut, quod minime velim, inter exempla sim eorum quos dolor vicit.

Hodie tamen factum meum damno et intellego maximam mihi causam sic lugendi fuisse quod numquam cogitaveram mori eum ante me posse. Hoc unum mihi occurrebat, minorem esse et multo minorem - tamquam ordinem fata servarent! Itaque assidue cogitemus de nostra quam omnium quos diligimus mortalitate. Tunc ego debui dicere, 'minor est Serenus meus: quid ad rem pertinet? post me mori debet, sed ante me potest'. Quia non feci, imparatum subito fortuna percussit. Nunc cogito omnia et mortalia esse et incerta lege mortalia; hodie fieri potest quidquid umquam potest. Cogitemus ergo, Lucili carissime, cito nos eo perventuros quo illum pervenisse maeremus; et fortasse, si modo vera sapientium fama est recipitque nos locus aliquis, quem putamus perisse praemissus est. Vale.
A scriverti queste cose sono proprio io che ho pianto il mio carissimo amico Anneo Sereno senza nessun ritegno e così, mio malgrado, sono da mettere tra gli esempi di uomini sopraffatti dal dolore.

Oggi, però condanno il mio comportamento e capisco: non aver mai considerato la possibilità che lui morisse prima di me è stato il motivo fondamentale di quel mio pianto eccessivo. Avevo davanti agli occhi solo questo, che lui era più giovane, molto più giovane di me; come se il destino rispettasse l'ordine di anzianità! Riflettiamo, perciò sempre che tanto noi, quanto tutti i nostri cari, siamo mortali. Allora avrei dovuto dire: "Il mio Sereno è più giovane di me: che importa? Dovrebbe morire dopo di me, ma può anche morire prima.

" Non l'ho fatto e la sventura si è abbattuta all'improvviso su di me senza che me lo aspettassi. Ora penso che tutto è mortale e che, come tale, non obbedisce a una legge precisa: potrebbe accadere oggi quello che può capitare un giorno qualsiasi. Riflettiamo su questo, carissimo Lucilio: toccherà presto a noi di arrivare là dove lui è già arrivato e noi ce ne affliggiamo; e forse, se i sapienti dicono la verità e c'è un luogo che ci accoglie tutti, l'amico, per noi scomparso, ci ha solo preceduti. Stammi bene.

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