L'ineluttabile e la rassegnazione

Oportet sine querella mortalitati nostrae tributa pendere. Nihil mirandum est earum rerum, quas natura disposuit, ad quas nos nati sumus: nam nulli querenda sunt quae paria sunt omnibus mortalibus....

Bisogna pagare i tributi senza lagnarsi della nostra condizione mortale. E non bisogna meravigliarsi di quei vincoli che la natura ha regolato, per i quali noi siamo nati: infatti nessuno deve lagnarsi di quelle cose che sono comuni a tutti i mortali.

L'inverno porterà il freddo: si dovrà  tollerare il freddo. L'estate porta il caldo: si deve sopportare il caldo. Le intemperie del cielo mettono alla prova la nostra salute: bisogna ammalarsi.

Magari potessimo mutare questa condizione!  Ma in vero possiamo fare questa cosa: dimostrare una grande forza d'animo e non ribellarci alla natura. Essa infatti limita il suo potere con i mutamenti: al tempo nuvoloso segue quello sereno, alla notte segue il giorno. Chi potrebbe negare che il nostro animo deve adattarsi a questa legge? Atteniamoci, dunque ad essa, obbediamole e non ci sia in noi la volontà di criticare la natura: definirei un cattivo soldato quello che segue il comandante lagnandosi.

Perciò accettiamo senza esitazione e di buon grado le imposizioni (gli ordini) della natura e non tentiamo di allontanarci da questo percorso disposto dalla divina provvidenza.

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