La vera amicizia secondo Seneca (Versione latino Nova lexis)
La vera amicizia secondo Seneca
versione latino libro Nova Lexis mod. a-d pag. 390
Quidam quae tantum amicis committenda sunt obviis narrant, et in quaslibet aures quidquid illos urit exonerant; quidam rursus etiam...
C'è gente che racconta al primo venuto fatti che si dovrebbero confidare solo agli amici e scarica nelle orecchie di uno qualunque i propri tormenti.
Altri, invece, temono persino che le persone più care vengano a sapere le cose e nascondono sempre più dentro ogni segreto, per non confidarlo, se potessero, neppure a se stessi. Sono due comportamenti da evitare perché è un errore sia credere a tutti, sia non credere a nessuno, ma direi che il primo è un difetto più onesto, il secondo più sicuro.
Allo stesso modo meritano di essere biasimati sia gli eterni irrequieti, sia gli eterni flemmatici. Non è operosità godere dello scompiglio, ma lo smaniare di una mente esagitata, come non è quiete giudicare fastidiosa ogni attività, bensì fiacchezza e indolenza. Ricordala bene, perciò questa frase che ho letto in Pomponio: "C'è chi si tiene così ben nascosto che gli sembra tempesta tutto ciò che succede sotto il sole. " Bisogna saper conciliare queste due opposte tendenze: chi è flemmatico deve agire e deve calmarsi chi è sempre in attività.
Consigliati con la natura: ti dirà che ha creato il giorno e la notte. Stammi bene.
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