L'imperturbabilità del saggio (Versione Latino Littera)
L'imperturbabilità del saggio
Autore: Seneca
Littera, litterae
Il saggio invece non si lascia disprezzare da nessuno: conosce la propria grandezza e dice a se stesso che a nessuno è consentito tanto sul suo conto, e tutte quelle cose che oserei chiamare non tormenti dell’animo, ma molestie, non è che le vinca, ma neppure (le) percepisce.
Si possono trovare altre cose tali da toccare il saggio, anche se non (lo) abbattono, come il dolore fisico, l’infermità o la perdita degli amici e dei figli e la rovina della patria in fiamme per la guerra; non nego che il saggio avverta queste cose; noi, infatti, non gli attribuiamo la durezza della pietra o del ferro.
Non è affatto prova di virtù sopportare ciò che non si sente Che cos’è dunque? Egli avverte alcuni colpi, ma li supera una volta subiti, e li guarisce e li respinge;
invece neppure percepisce queste sensazioni minori e contro di esse non fa ricorso a quella abituale virtù di tollerare le avversità, ma o non ne tiene conto o le reputa risibili.
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