Parsimonia di Seneca

Parsimonia di Seneca

Tenet me summus amor parsimoniae, fateor: placet non in ambitionem cubile compositum, non ex arcula prolata vestis, non ponderibus ac mille...

Mi lega un grandissimo amore alla parsimonia, confesso: mi piace un letto non preparato per ambizione, non un vestito portato fuori da un armadio, ma familiare e di poco prezzo, né conservata ne da indossare ansiosamente;

mi piace il cibo che non sottometta la servitù né sia saggiato, non ordinato molti giorni prima né servito da dalle mani di molti, ma facile a procurarsi e semplice, che non ha niente di ricercato e di costoso, che non verrà a mancare in qualsiasi posto, non gravoso al patrimonio ed al corpo, non che discenderà da dove sia entrato;

mi piace il servo ignorante e il giovane schiavetto rustico, l’argenteria pesante del padre contadino senza alcun nome dell’artigiano, un tavolo che non desti l’attenzione per la varietà delle venature e che non è famosa in città per le molte successioni di padroni facoltosi, ma disposta all’utilità, che non trattenga gli occhi di alcun commensale per il piacere né accenda di invidia.

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