Perchè temere il terremoto - Seneca versione latino

Non desunt qui hoc genus mortis magis timeant quo in abruptum cum sedibus suis eunt et e viuorum numero viui auferuntur, tamquam non omne fatum ad eundem terminum ueniat....

E non mancano persone che temono maggiormente questo tipo di morte per il quale vanno a finire nell’abisso con le loro dimore e vengono strappati dal novero dei viventi, come se non ogni destino giungesse alla medesima conclusione.

Fra le altre prove che la natura ci offre della sua giustizia, questa è quella decisiva: che quando siamo arrivati alla fine della vita, siamo tutti sullo stesso piano. Dunque, non c’è nessuna differenza se è una pietra a schiacciarmi o una montagna intera a stritolarmi, se mi cade addosso il peso di una sola casa e io spiro sotto il piccolo mucchio delle sue rovine polverose o l’intero globo terrestre fa sparire la mia persona, se esalo l’ultimo respiro alla luce e all’aperto o nell’immensa voragine delle terre che si spalancano, se sono portato nell’abisso da solo o in compagnia di un seguito numeroso di popoli che cadono insieme con me; non mi importa affatto che attorno alla mia morte ci sia un gran clamore: essa è ovunque altrettanto grande.

Quindi, facciamoci coraggio contro questa catastrofe che non può essere né evitata né prevista, e smettiamo di dare ascolto a costoro che hanno rinunciato alla Campania e che sono emigrati dopo questo evento e dicono che non rimetteranno mai piede in quella regione

Copyright © 2007-2024 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2024 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-03-12 19:58:50 - flow version _RPTC_G1.3