Iacta Alea Est

Cum ergo sublatam tribunorum intercessionem ipsosque urbe cessisse ...  et inimicorum iniquitas vocat. Iacta alea est”.

Quando gli fu riferito che non si era tenuto conto dell'opposizione dei tribuni e che questi avevano abbandonato Roma, subito fece andare avanti segretamente alcune coorti, per non destare sospetti, e, con lo scopo di trarre in inganno, si fece vedere ad uno spettacolo pubblico, esaminò i progetti di una scuola di gladiatori che aveva intenzione di costruire e, secondo le sue abitudini, pranzò in numerosa compagnia. Dopo il tramonto del sole, aggiogati ad un carro i muli di un vicino mulino, partì in gran segreto, con un'esile scorta; quando le fiaccole si spensero, smarrì la strada e vagò a lungo, finché all'alba, trovata una guida, raggiunse a piedi la meta, attraverso sentieri strettissimi.

Avendo raggiunto le coorti presso il fiume Rubicone, che era il confine di quella provincia, si fermò per un po' e, considerando quanto stava per intraprendere, rivolto ai più vicini, disse : « Potremmo ancora ritirarci; ma se attraverseremo questo ponticello, tutto dovrà essere fatto da noi con le armi ». A lui che esitava, accadde questo prodigio. All'improvviso apparve un essere di straordinaria grandezza e bellezza, seduto su un sasso vicino, che suonava con un flauto;

essendo accorsi per ascoltarlo, oltre ai pastori, anche moltissimi soldati dai posti di guardia e fra di loro anche trombettieri, presa da uno la tromba, balzò nel fiume e, intonato uno squillo di tromba con un grande soffio, si diresse all'altra riva. Allora Cesare: "Si vada", disse, "dove i prodigi degli dei e la malvagità dei nemici ci chiama". "Il dado è tratto", disse.