La mitezza vera o simulata di Cesare (Versione latino Velleio Patercolo)

versione latino Velleio Patercolo libro Latina lectio
versioni per il triennio, pag. 129 versione 50

Longum est enumerare merita Caesaris, nec dacile eius clementiam pro merito laudare possum....

Altra versione con questo stesso titolo da altro libro

Longum est omnia enumerare proelia. Quare hoc unum satis erit dictum, ex quo intellegi possit, quantus ille fuerit: quamdiu in Italia fuit,...

Sarebbe lungo enumerare tutti i meriti di Cesare, ne posso lodare facilmente la sua clemenza adeguatamente al merito.

Tuttavia ammettiamo pure che sia lecito esporre questo esempio, che quello produsse quando aveva già vinto tutti gli avversari con la guerra e quando si era impossessato di tutto lo stato. Allora avrebbe potuto castigare crudelmente quelli che si opponevano a quello con una guerra civile ma ritenne più utile e più lodevole concedere il perdono degli errori a tutti gli avversari e cancellare il ricordo delle discordie civili con l'oblio perenne.

Per questa cosa non solo concesse agli esuli il ritorno in patria, ma restituì anche l'antica dignità, e non volle castigare i calunniatori. Che cosa infatti avrebbe dovuto dare di più onorevole se non il perdono agli avversari vinti?

Magari Antonio avesse seguito l'esempio di Cesare, che si impadronì dello stato dopo di quello! Ora, infatti, non avremmo nessuna tavola dei proscritti; Cicerone non sarebbe stato ucciso, lo stato godrebbe di una pace tranquilla

Altra versione con questo stesso titolo:

È lungo enumerare tutte le battaglie. Perciò sarè detto solo questo, da cui si potrà capire, quanto egli sia stato grande: fin che fu in Italia, nessuno gli resistette sul campo, nessuno dopo la battaglia di Canne pose gli accampamenti contro di lui in campo aperto.

Di qui, invitto, richiamato per difendere la patria fece la guerra contro Publio Scipione, figlio di quello, che lui stesso aveva messo in fuga prima presso il Rodano, poi presso il Po, la terza volta presso la Trebbia.

Con costui, esaurite ormai le forze della patria, desiderò per allora chiudere la guerra, per scontrarsi in seguito più potente. Venne al colloquio; non s’accordarono sulle condizioni. Dopo tale fatto entro pochi giorni si scontrò con lo stesso presso Zama: sconfitto – incredibile a dirsi – in due giorni e tre notti giunse ad Agrumeto, che dista da Zama circa trecento migliaia di passi.

In questa fuga i Numidi che insieme con lui erano scampati dallo scontro, gli tesero un agguato; e non solo li sfuggì, ma addirittura li annientò.

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