LUCIO AMPELIO liber Memorialis XVIII testo latino e traduzione

Liber Memorialiis Lucii Ampelii XVIII. CLARISSIMI DUCES ROMANORUM
(FAMOSISSIMI CONDOTTIERI DEI ROMANI)

Brutus, qui pro libertate publica liberos suos interfecit. 2 Valerius Publicola, qui propter eandem libertatem adversus Tarquinios bellum exercuit: idem ius libertatis dando populum ampliavit....

Bruto, il quale per la libertà pubblica uccise i suoi figli. Valerio Publicola, il quale esercitò a causa della medesima libertà esercitò la guerra conto i Tarquini: egli stesso dando il diritto di libertà accrebbe il popolo.

Manlio Torquato, il quale per rassicurare la condotta degli accampamenti uccise suo figlio. Quinzio Cincinnato parimenti Serrano al quale fu affidata la dittatura mentre arava. Camillo, il quale avendo distrutta la popolazione dei Senoni ricostruì la città dei Galli incendiata da essi. I due Fabii, l’uno dei quali con una sola battaglia, sottomise gli Etruschi, i Sanniti, gli Umbri ed i Galli, tolse purificando i libertini dalla povera gente e perciò fu soprannominato Massimo; l’altro Fabio infranse con la dilazione Annibale, per ciò fu soprannominato Temporeggiatore. Papirio Cursore: costui, i Sanniti che combattendo fecero passare sotto il gioco i Romani, trattò i vinti con pari ignominia e per la velocità fu chiamato Cursore. Curio, mentre arrostiva le rape sul fuoco, ai legati dei Sanniti che gli offrivano oro, “preferisco”, disse, “stare in mezzo ai miei vasi di terracotta anziché comandare col possederli d’oro”. Fabrizio Luscinio, il quale fece togliere dal senato Cornelio Rufino la virità consolare, condannato alla dissolutezza ed avarizia, poiché possedeva 10 libbre d’argento. Claudio Marcello, il quale primo vinse Annibale in una battaglia in Campania, ed egli stesso in battaglia istruì i cavalieri a cadere senza fuggire.

I due Scipioni, l’uno dei quali il più grande Africano, che sottomise Annibale e in lui l’Africa; l’altro il più piccolo, Numanziano, che distruggendo Cartagine e Numanzia, in questa annientò l’Africa, in quella la Spagna. Claudio Nero, il quale, essendo Annibale rimasto in Puglia, catturò Asdubale mentre veniva dalla Spagna e in un solo giornò annientò le sue truppe presso il fiume Metauro: ed egli, se si fosse unito con Annibale, non potrebbe essere dubitato da loro che il popolo Romano non sarebbe esistito. Paolo, il quale avendo vinto la Macedonia e liberato la Grecia e avendo ottenuto una grandissima abbondanza dei trionfi, fra gli stessi giorni del trionfo perduti due figli disse davanti all’assemblea di rendere grazie al destino, perché ci fu più crudeltà nella sua casa che nello Stato. I due Metelli, l’uno dei quali il Macedonico poiché aveva vinto i Macedoni, egli, occupò Contrebia, una inespugnabile città della Spagna, poiché ordinò ai soldati di scrivere un atto testamentario e vietò di ritornare senza che avessero vinto; l’altro Numidico poiché aveva vinto la Numidia, egli mentre Apuleio tribuno della plebe proponeva una legge pericolosa allo Stato e tutto il senato aveva giurato per essa, preferì andare in esilio piuttosto che giurare.

Il figlio di costui soprannominato Pio, perché seguì il padre in esilio. Gaio Mario, il quale avendo sconfitto in Africa i Numidi, in Gallia, i Cimbri e i Teutoni giunse dal servizio militare (da soldato semplice) fino al settimo consolato. Silla, il quale nella guerra civile rimasto decisamente primo vincitore occupò il potere Romano e da solo lo depose. Sertorio, che proscritto da Silla, essendo fuggito in esilio, quanto in brevissimo tempo ridusse quasi tutta la Spagnia in suo potere e volgendo la fortuna fu insuperabile. Lucullo, il quale otenne grandi ricchezze dai bottine della provincia d’Asia e fu un grandissimo cultore di edifici e di dipinti. Pompeo, il quale vinse entro il quarantesimo giorno avendo dominato gli Armeni sotto il re Tigrana, il Pontico sotto il re Mitridate, la Cilicia con tutto il mare, e gran parte dell’Asia tra l’ Oceano, con i suoi vincitori e trionfi attrversò il Mar Caspio ed il mar Rosso.

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