Meglio libertà e rischio che schiavitù e sicurezza - Demostene (Traduzione versione greco)

Meglio libertà e rischio che schiavitù e sicurezza
Versione di greco di Demostene e traduzione
PER LA CORONA 204 205

τίς γὰρ οὐκ οἶδεν Ἑλλήνων, τίς δὲ βαρβάρων, ὅτι καὶ παρὰ Θηβαίων καὶ παρὰ τῶν ἔτι τούτων πρότερον ἰσχυρῶν γενομένων Λακεδαιμονίων καὶ παρὰ...

Chi fra i Greci, chi fra i barbari non sa che da parte dei Tebani, degli Spartani, che erano diventati più potenti ancor prima di loro, e del re dei Persiani ben volentieri con molta compiacenza sarebbe stato concesso questo alla città, cioè che, prendendosi quello che voleva e tenendo ciò che era suo, eseguisse quello che le veniva ordinato e consentisse che un altro fosse a capo dei Greci? Ma queste cose, come è verosimile, non erano le tradizioni patrie degli Ateniesi, né erano tollerabili né naturali e mai nessuno poté, in ogni tempo, convincere la città a servire da schiava in tutta sicurezza, affidandosi a gente potente, ma che compie cose ingiuste; anzi, essa ha continuato a combattere per i sommi principi, e a rischiare pericoli per l'onore e la gloria.

E voi ritenete che queste azioni siano talmente nobili e così confacenti alla vostra indole che fra i progenitori lodate in particolare quelli che così hanno agito. Naturale: chi infatti non proverebbe ammirazione per il valore di quegli uomini che accettarono di abbandonare il loro territorio e la città, imbarcandosi sulle triremi, per non eseguire ciò che veniva loro ordinato, scegliendo come comandante Temistocle, che li aveva consigliati di fare ciò, e lapidando invece Cirsilo, che li aveva invitati a sottomettersi agli ordini, e non solo lui, poiché anche le loro donne lapidarono sua moglie?

Non cercavano infatti, gli Ateniesi di allora, un oratore o uno stratega grazie al quale sarebbero stati schiavi in tutta serenità, al contrario non reputavano degno vivere se non era possibile farlo nella libertà.

traduzione di altro utente

Chi non è aconoscenza infatti dei Greci, chi degli stranieri che sia da parte dei Tebani, sia da parte degli Spartani, sia da parte del re dei Persiani sarebbe stato elargito volentieri alla città con molta gratitudine questo (sott.

dono), cioè di volere, avendo preso e avendo tenuto i suoi possessi, eseguire gli ordini e lasciare che un altro fosse a capo dei Greci? Ma questo non era, come sembra, per gli Ateniesi conforme alle patrie tradizioni, né tollerabile né naturale, e nessuno poté mai convincere la città durante tutto il tempo ad assoggettarsi a coloro che erano potenti, ma non facevano cose giuste, ma combattendo per la supremazia, per l'onore e per la fama e correndo tutti i pericoli ha continuato per lungo tempo.

E voi pensate che queste cose siano così nobili che elogiate soprattutto quelli che le hanno fatte. E' naturale: chi infatti non ammirerebbe il valore di quegli uomini che sopportarono di abbandonare la terra e la città dopo essersi imbarcati sulle triremi per non eseguire gli ordini?

Infatti gli Ateniesi di allora non cercavano né un oratore né uno stratego con cui avrebbero servito felicemente, ma non si ritenevano degni nemmeno di vivere, se non era possibile farlo in libertà.

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