Il maestro ideale - TANTUCCI e LINGUA MAGISTRA versione latino

Il maestro ideale
versione latino traduzione dal libro
Lingua Magistra vol. 1 pagina 364 numero 134

Ludi magister sumat igitur abte omnia parentis erga discipulos suos animum, ac id existimet: ille succedet in eorum locum, a quibus sibi liberi commissi erunt. ...

Il maestro di scuola assuma dunque prima di ogni cosa l’atteggiamento di un genitore nei confronti dei suoi alievi: egli succederà al posto di coloro dai quali gli saranno stati affidati i figli.

Che egli stesso non abbia né tolleri vizi. Che la sua austerità non sia dura, che la sua gentilezza non sia immoderata, così non andrà incontro né all’odio né al disprezzo. Che lui faccia una grande trattazione dell’onesto e del giusto; infatti più spesso avrà ammonito, più raramente punirà.

Sia per niente iracondo, né tuttavia dissimulatore di quelle cose che dovranno essere corrette, semplice quando insegna la sua disciplina, sempre diligente, assiduo, non esagerato, che risponda volentieri ai fanciulli che lo interrogheranno, e interroghi anche coloro i quali non chiederanno né interverranno alle discusioni. Non sia esagerato nelle lodi delle esposizioni degli alievi, né maligno, perché una cosa genera disamore per il lavoro, l’altra sicurezza.

Nelle correzioni non sia aspro e tantomeno offensivo; infatti molti alievi disertano lo studio poiché i maestri di scuola talvolta li puniscono come se li odiassero. Egli stesso ogni giorno dica molte cose che coloro che lo ascoltano trattengano con sè.

Versione latino libro il tantucci laboratorio

Epaminondas, natus patre genere honesto sed pauper iam a maioribus relictus, erudītus fuit sic ut nemo Thebanus magis....

Epaminonda, nato da padre di famiglia rispettabile ma lasciato già povero dagli antenati, fu educato come nessun altro Tebano.

Infatti fu istruito a suonare la cetra e a cantare al suono della lira da Dionisio; a suonare il flauto da Olimpiodoro, a danzare da Callifrone. Inoltre ebbe come insegnante di filosofia Liside di Taranto, un Pitagorico; gli fu così affezionato che il giovane preferì il malinconico ed austero anziano a tutti i suoi coetanei, né si licenziò da lui prima di aver superato tanto nelle dottrine filosofiche i condiscepoli, che si poteva facilmente capire che allo stesso modo avrebbe superato tutti nelle altre arti.

E questi studi, secondo la nostra consuetudine, sono di poco conto e da biasimare; ma un tempo in Grecia erano di grande pregio.

Dopo che divenne adolescente e iniziò a frequentare la palestra, non si occupò tanto della grandezza delle forze quanto della velocità. Infatti riteneva che quella riguardasse la pratica degli atleti, questa (la pratica) della guerra. Nelle armi invero impiegava grandissimo impegno.

Versione dal libro Velim

Praeceptor nec habeat vitia nec ferat. Non austeritas eius tristis, non dissoluta sit comitas, ne inde odium hinc contemptus oriatur....

Il maestro non abbia vizi né li permetta. La sua severità non sia rigorosa, né la benevolenza eccessiva, in modo che non nasca da quella l'odio, da questa il disprezzo.

Parli moltissimo di ciò che è buono e onesto; infatti quanto più spesso ammonirà, tanto più raramente castigherà. Non sia affatto iroso né trascuri quelle cose che sono da biasimare; sia chiaro nell'insegnare, lavoratore, assiduo piuttosto che eccessivo.

Risponda volentieri a quelli che lo interrogano, si rivolga di sua iniziativa a quelli che non lo fanno. Riguardo alle risposte date dagli alunni e che gli sembrano degne di lode non sia avaro né prodigo, poiché l'avarizia (di parole di lode) genera la noia per il lavoro; la prodigalità, presunzione.

Nel punire ciò che lo merita, non sia acerbo e offensivo; invero proprio questo allontana molti dal proposito di studiare e cioè che alcuni rimproverano come se odiano (il docente) dica ogni giorno qualcosa, anzi molte cose che poi quelli che lo ascoltano ripetano tra di sé.

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