Motivi per preferire la scuola pubblica - Quintiliano versione latino munera

Motivi per preferire la scuola pubblica
versione latino di Quintiliano traduzione dal libro
Munera pagina 407 numero 491

Et si refutavimus quae contra dicuntur iam explicemus quid ipsi sequamur, Ante omnia futurus orator, cui in maxima celebritate et in media...

Prima ipotesi di traduzione

Se dunque abbiamo confutato le argomentazioni contrarie è il momento ormai di chiarire quale orientamento seguiamo noi.

Anzitutto il futuro oratore, dovendo agire a contatto con moltissima gente esposto alla luce piena della vita pubblica, si abitui fin da bambino a non aver soggezione della gente e a non diventare pallido, per così dire, all'ombra di una vita solitaria. Bisogna sempre spronare ed innalzare la mente, che in una solitudine di quel genere o langue e tende ad ammuffire, come (tutto ciò che si trova) al buio, o al contrario si gonfia di una vuota presunzione: è inevitabile infatti che attribuisca troppo a se stesso colui che non si confronta con nessuno.

Poi, quando deve portare in pubblico i propri studi, gli si annebbia la vista in piena luce e inciampa in situazioni tutte nuove, dal momento che ha imparato da solo quello che si deve fare in mezzo a molti.

Tralascio le amicizie che durano indissolubilmente fino alla vecchiaia, fondate su un vincolo quasi religioso: dal momento che non c'è maggiore sacralità nell' essere iniziati ai medesimi riti religiosi che nell'esserlo ai medesimi studi.

Seconda ipotesi di traduzione

E se abbiamo confutato quelle cose che si dicono contro già abbiamo trattato cosa noi stessi seguiamo.

Prima di tutto il futuro oratore, uomo vhr deve vivere in mezzo alla fitta folla e sotto i riflettori della politica statale, si abitui sin da bambino a non avere paura degli uomini e a non diventare pallido conducendo una vita solitaria e, diciamo così, passata all’ombra. Deve sempre stimolare ed innalzare il suo pensiero, il quale, in questo tipo di vita appartata, o intristisce e, come dire, arrugginisce al buio, o, al contrario, si gonfia di un’inutile presunzione:

è inevitabile infatti, chi non si confronta mai con nessuno ha un’eccessiva considerazione di sé. Poi dunque, quando giunge il momento di mettere in pratica ciò che si è studiato, non vede neppure le cose più evidenti e tutto ciò in cui s’imbatte gli sembra nuovo, dal momento che ha imparato a fare da solo ciò che, invece, si deve fare in mezzo a tante persone.

Non faccio parola delle amicizie, che si mantengono indissolubili fino alla vecchiaia, pervasi quasi da un vincolo religioso: infatti essere iniziati a dei culti religiosi non è meno sacro che agli studi.

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