Efesto e Apollo - Luciano versione greco e traduzione

Efesto e Apollo I

ΗΦ. Εωρακας, ω Απολλον, το της Μαιας βρεφος το αρτι τεχθεν; Ως καλον τε εστι και προσμειδια πασι και δηλοι ηδη μεγα τι αγαθον αποβησομενον....

Efesto: Hai visto, Apollo, il figlioletto di Maia, quello nato da poco, com'è bello e come sorride a tutti e mostra di voler divenire un gran pezzo di bontà?

Apollo: Quel bambino, Efesto, (diventerà) davvero qualcosa di veramente buono, lui che è più vecchio di Giapeto tanto riguardo a malizia? Ef: E che male potrebbe aver commesso dal momento che è nato da poco? Ap: Chiedilo a Poseidone, cui rubò il tridente, o ad Ares. Di nascosto infatti anche da lui ha estratto la spada dal fodero, per non parlare di me stesso, che ha disarmato dell'arco e delle frecce.

Ef: Queste cose ha fatto il neonato, che appena si regge, lui che è ancora in fasce?

Ap: Lo saprai, Efesto, solo che ti venga vicino. Ef: Eppure mi è già venuto vicino. Ap: Che? Hai tutti gli strumenti e nessuno se n'è perduto? Ef: Tutti, Apollo. Ap: Tuttavia guarda attentamente.

Efesto e Apollo II

ΗΦ. Μα Δια, την πυραγραν ουχ ορω. ΑΠ. Αλλ' οψει που εν τοις σπαργανοις αυτην του βρεφους....

Ef: Per Zeus, non vedo le tenaglie. Ap: Ma le vedrai probabilmente nelle fasce del bimbo. Ef: E' così lesto di mano come se avesse esercitato nel seno della madre l'arte di rubare?

Ap: Perché non l'hai ancora udito parlare con facilità e speditezza: e lui vuole anche prestar servigi a noi. Avendo sfidato ieri Eros, vinse non so precisamente in che modo avendogli fatto lo sgambetto, poi mentre veniva applaudito, ad Afrodite, che lo aveva abbracciato per la vittoria, rubò il cinto, a Zeus, che ancora rideva, lo scettro:

e se il fulmine non fosse stato troppo pesante e molto infuocato, gli avrebbe portato via anche quello.

Ef: Tu mi parli d'un bimbo davvero terribile. Ap: Non solo, ma già anche musico. Ef: Da che cosa puoi dedurlo?

Efesto e Apollo III

ΑΠ. Χελωνην που νεκραν ευρων, οργανον απ αυτης συνεπηξατο· πηχεις γαρ εναρμοσας και ζυγωσας, επειτα κολλαβους εμπηξας και μαγαδα υποθεις και εντεινομενος επτα χορδας εμελωδει πανυ γλαφυρον, ω Ηφαιστε, και εναρμονιον, ως καμε αυτω φθονειν παλαι κιθαριζειν ασκουντα.

Ελεγε δε η Μαια, ως μηδε μενοι τας νυκτας εν τω ουρανω, αλλ' υπο περιεργιας αχρι του Αιδου κατιοι, κλεψων τι κακειθεν δηλαδη. Υποπτερος δ' εστι και ραβδον τινα πεποιηται θαυμασιαν την δυναμνν, η ψυχαγωγει και καταγει τους νεκρους.

ΗΦ. Εγω εκεινην εδωκα αυτω παιγνιον ειναι. ΑΠ. Τοιγαρουν απεδωκε σοι τον μισθον, την πυραγραν... ΗΦ. Ευ γε υπεμνησας· ωστε βαδιουμαι αποληψομενος αυτην, ει που, ως φης, ευρεθειη εν τοις σπαργανοις.

Ap: Avendo trovato in qualche luogo un guscio di testuggine, ci compose uno strumento: avendo adattato e attaccato i bracci, poi avendovi confitto i piroli e avendovi collocato il ponticello e avendovi steso sette corde, suonava assai dolcemente, Efesto, e armoniosamente, sicché ne avevo invidia anch'io che da tempo mi esercito a suonare la cetra.

Disse Maia che neppure la notte rimane nel cielo, ma per curiosità scende fino all'inferno, per rubare qualche cosa anche di là evidentemente. Ha le ali ai piedi e si è fatto una verga per la sua mirabile potenza, guida e conduce i morti. Ef: Io gliela diedi perché gli facesse da giocattolo.

Ap: Appunto per questo ti ha dato la sua ricompensa, (rubandoti) le tenaglie. Ef: Me le hai ricordate proprio a proposito: perciò andrò a riprenderle, per vedere se mai si trovino, come dici tu, nelle fasce.

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