Pompeo fugge da Roma

Inizio: υπο αγγελματων πολλων καί ψευδων καί φόβων, Fine: Πομπηιον ηγουντο, την Ρωμην ως Καισαρος στρατοπεδον εξελιπον.

(Pompeo) Per molti annunci e menzogne e paure, quasi che la guerra già incombesse e occupasse ogni cosa, avendo ceduto all'impeto altrui ed essendone stato travolto, in seguito al cambiamento di tutto stabilì di proclamare lo stato d'emergenza e lasciò la città, dopo aver ordinato al senato di seguirlo e che nessuno di quelli che al posto della tirannide preferivano la patria e la libertà rimanesse. I consoli dunque fuggirono senza nemmeno fare i sacrifici che si compiono di norma prima della partenza; poi, fuggì anche la maggior parte dei senatori, come se a causa di un saccheggio prendessero dei beni altrui.

Ed alcuni che erano stati decisamente sostenitori di Cesare, persero in quel momento la testa per lo spavento e, senza che fosse necessario, si lasciarono trascinare dalla corrente di quel movimento. Era tristissimo lo spettacolo della città, come una nave che quando una tempesta di grave entità arriva, viene condotta da nocchieri disperati a distruggersi contro ciò che incontra.

Ma sebbene l'esodo fosse così miserevole, gli uomini ritenevano patria l'esilio come Pompeo, e abbandonavano Roma come se fosse il campo di Cesare.

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