Alcune imprese di Ulisse (Versione latino Igino)

Alcune imprese di Ulisse
versione latino Igino traduzione
libro Forme e funzioni pagina 259

Ulixes cum ab Ilio in patriam Ithacam rediret tempestate ad Ciconas est delatus, quorum oppidum Ismarum expugnavit praedamque sociis distribuit....

Ulisse, mentre ritornava da Troia verso la patria Itaca fu spinto da una tempesta presso il popolo dei Ciconi, dei quali espugnò la roccaforte di Ismoro e divise il bottino con i compagni.

In seguito, presso i Lotofagi, uomini per niente cattivi, i quali mangiavano loto, fiore prodotto da foglie, cibo che forniva tanta dolcezza che coloro che assaggiavano venivano presi dall’oblio di dover tornare in patria. Due dei compagni mandati presso di loro da Ulisse, poiché avevano assaggiato le erbe date da quelli, dimenticarono di tornare alle navi; dopo averli legati, lui stesso li riportò indietro. In seguito giunse dal ciclope Polifemo, figlio di Nettuno.

A costui era stato predetto dall’indovino Telemo, figlio di Eurimo, di fare attenzione per non venir accecato da Ulisse. Costui aveva un solo occhio in mezzo alla fronte e si nutriva di carne umana. Egli (Polifemo), dopo aver radunato nella caverna il gregge collocava alla porta un grande macigno di pietra. Egli chiuse dentro Ulisse e i suoi compagni e cominciò a mangiare i suoi compagni. Ulisse, vedendo che non poteva resistere alla sua crudeltà e ferocia, lo inebriò con il vino che aveva ricevuto da Merone e gli disse di chiamarsi Nessuno.

E così, dopo aver bruciato il suo occhio (di Polifemo) con un tronco ardente, egli (Polifemo) con le sue urla richiamò gli altri ciclopi e disse loro dalla grotta chiusa: “Nessuno mi acceca". Quelli, credendo che lo dicesse per beffarsi di loro non lo tennero in considerazione. Ma Ulisse attaccò i suoi compagni alle pecore e lui stesso ad un ariete e così uscirono. _________________

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