L'eruzione del Vesuvio - LINGUA MAGISTRA Volume 1 e volume 2
Sul libro lingua Magistra ci sono 2 versioni diverse intitolate l'eruzione del Vesuvio Una è sul volume 1 una è sul Volume 2 attenzione a quella che ti occorre
L'eruzione del Vesuvio VOLUME 1 lingua magistra pagina 227 numero 82
Hora fere septima apparet in caelo nubes inusitata et magna, quae a Vesuvio monte ascendit....
Versione volume 2 lingua magistra pagina 355 numero 387
Audires ululatus feminarum, infantum quiritatus, clamores virorum: alii parentes, alii liberos, alii coniuges vocibus requirebant, vocibus...
Versione volume 2 lingua magistra pagina 355 numero 387
Avresti potuto sentire i gemiti delle donne, i pianti dei bambini, le grida degli uomini: alcuni con le grida cercavano i genitori, altri i figli, altri ancora i coniugi, e dalle voci li riconoscevano, questi compiangevano la sua sventura, quelli compiangevano quella dei loro familiari;
c’erano di quelli che per paura della morte invocavano la morte; molti tendevano le mani agli dei, la maggior parte credeva che ormai non ci fosse più nessun dio e che quella fosse la notte conclusiva e ultima per il mondo. E non mancarono alcuni che ingigantivano i pericoli reali con terrori immaginari e falsi.
C’erano alcuni che affermavano che a Miseno c’era una qualcosa che crollasse e che bruciasse, non era vero, ma lo riferivano a chi credeva loro. Per un po’ tornò la luce, cosa che a noi non sembrava il giorno, bensì un segno del fuoco che si avvicinava. Eppure il fuoco si fermò abbastanza lontano, (tornarono) di nuovo le tenebre, e di nuovo cenere fitta e pesante. Noi la scuotevamo via di tanto in tanto alzandoci in piedi; altrimenti saremmo stati coperti e anche schiacciati dal peso della cenere.
Potrei vantarmi che in mezzo a pericoli così grandi non mi sia sfuggito un gemito, né una parola poco coraggiosa: ma io credevo di morire insieme a tutto il resto e che tutto il resto morisse con me, triste e tuttavia grande conforto del dover morire
L'eruzione del Vesuvio VOLUME 1 lingua magistra pagina 227 numero 82
Intorno all’ora settima appare nel cielo una nube insolita e grande, che si solleva dal monte Vesuvio.
Quindi cade cenere calda e densa, poi anche pomici e pietre nere e bollenti cadono dal cielo. Nel frattempo dal Vesuvio brillano ampie fiamme ed alti incendi. Molti Pompeiani fuggono verso la costa per la grandezza del pericolo e poiché sperano di salvare la loro vita:
i cuscini sono tenuti sopra alle teste, e sono stretti con le lenzuola, come protezione contro ciò che cade dall’alto. Le fiamme e l’odore di zolfo, messaggero di fiamme, mettono in fuga gli altri: infatti continua il tremore della terra e il timore prevale presso la plebe e presso tutti poiché per i forti e frequenti tremori i tetti vacillano.
Avviene una grande strage di cittadini: molte migliaia di Pompeiani soffocano poiché a causa delle esalazioni mortifere le anime sono bloccate; tutta la città si trasforma ed è ricoperta da un cumulo di cenere come se fosse caduta della neve.
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