L'assedio di Platea - Tucidide versione greco

L'assedio di Platea versione greco Tucidide

τὸ δὲ τεῖχος ἦν τῶν Πελοποννησίων τοιόνδε τῇ οἰκοδομήσει. εἶχε μὲν δύο τοὺς περιβόλους, πρός τε Πλαταιῶν καὶ εἴ τις ἔξωθεν ἀπ᾽ Ἀθηνῶν ἐπίοι, διεῖχον δὲ οἱ περίβολοι ἑκκαίδεκα πόδας μάλιστα ἀπ᾽ ἀλλήλων....

TRADUZIONE N 1

IL muro era stato elevato dai Peloponnesiaci con questi criteri costruttivi. Aveva una doppia cinta, verso Platea e verso Atene, per sostenere un eventuale assalto sferrato da quella direzione.

La distanza interna tra le due cinte era circa di sedici piedi. Gli alloggiamenti destinati alle sentinelle di guardia erano stati disposti in questo spazio interno di sedici piedi. Collegati tra loro e con le cinte conferivano alla costruzione una struttura compatta, onde si aveva l'impressione che il muro fosse un baluardo unico, di spessore enorme munito di merli da una parte e dall'altra.

Ogni dieci merli si ergevano potenti torri, identiche in larghezza al muro, le quali si protendevano dalla facciata esterna a quella interna. congiungendole: sicché non esisteva passaggio tra cinta e torri e il camminamento le attraversava.

Nelle notti piovose i soldati di guarnigione disertavano i merli, ricoverandosi nelle torri, disposte a breve intervallo e provviste in alto di una copertura: da lì vigilavano. Era così costruito il muro che bloccava completamente Platea.

Traduzione numero 2

il muro era stato elevato dai Peloponnesiaci con questi criteri costruttivi. Aveva due cinte, una contro i Plateesi, l’altra se qualcuno attaccasse dall’esterno, dalla parte di Atene, e queste cinte distavano al massimo sedici piedi l’una dall’altra.

Dunque questo spazio intermedio di sedici piedi era stato fabbricato con case distinte per le guardie e la loro contiguità era tale che appariva un unico muro compatto, munito merli da entrambe le parti.

Ogni dieci merli sorgevano torri grandi e della stessa larghezza del muro, le quali si stendevano anch’esse verso la fronte interna del muro stesso e verso quella esterna, cosicché non vi era passaggio per camminare lungo le torri, ma bisognava passare nel loro centro.

Di notte dunque, quando il tempo era piovoso, lasciavano i merli e facevano la guardia dalle torri, che erano a poca distanza e ricoperte dal di sopra. Tale era pertanto il muro da cui vennero cinti i Plateesi.

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