Risentimento degli ateniesi nei confronti di Pericle

Risentimento degli ateniesi nei confronti di Pericle

ἐπειδὴ δὲ περὶ Ἀχαρνὰς εἶδον τὸν στρατὸν ἑξήκοντα σταδίους τῆς πόλεως ἀπέχοντα, οὐκέτι ἀνασχετὸν ἐποιοῦντο, ἀλλ’ αὐτοῖς, ὡς εἰκός, γῆς...

Quando videro l'esercito ad Acarne, a sessanta stadi dalla città, credettero passati i limiti della sopportazione.

Naturalmente appariva enorme che il paese fosse devastato sotto i loro occhi: spettacolo ancora ignoto ai giovani, e dai vecchi veduto solo al tempo delle guerre persiane. Tutti - e specialmente i giovani - ritenevano che si dovesse uscire incontro al nemico, e non stare a vedere. Ci si riuniva in gruppi ove si accendevano fiere dispute: gli uni esigendo che ci si battesse, gli altri opponendovisi.

Gli indovini recitavano ogni genere di predizioni, secondo gli umori degli ascoltanti. Gli Acarnesi, che ritenevano di costituire, essi, una parte molto importante della popolazione ateniese, insistevano per una sortita con particolare accanimento, giacché si devastava la loro terra.

La città era in preda a ogni sorta di esasperazione, e le ire si avventavano su Pericle. Travolti in pieno oblio i suoi suggerimenti di prima, lo vituperavano perché egli - stratego - non li conduceva a combattere, e su lui rovesciavano la responsabilità di tutti i guai che erano caduti loro addosso.

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