Diodoro Siculo, Biblioteca 12.74

ὁ μὲν οὖν Βρασίδας ἀριστεύσας καὶ πλείστους ἀνελὼν ἡρωικῶς κατέστρεψε τὸν βίον· ὁμοίως δὲ καὶ τοῦ Κλέωνος ἐν τῇ μάχῃ πεσόντος, ἀμφότεραι...

Allorché Brasida, che fu il vincitore e che ridava anche dignità (ἀναίρω) a moltissimi, eroicamente perdeva la vita come pure Cleone caduto (πίπτω) in battaglia, ambedue le potenze erano turbate (ταράσσω) per mancanza di comandanti, alla fine gli Spartani prevalsero e innalzarono il trofeo.

Gli Ateniesi sotto garanzia raccolti e sepolti (θάπτω) i morti, fecero vela verso Atene.

Giungendo (παραγίγνομαι) a Sparta alcuni dopo la battaglia e portando la notizia della contemporanea vittoria e morte di Brasida, la madre di Brasida, avendo saputo da chi aveva partecipato (πράττω) alla battaglia, chiese con chi Brasida fosse stato in schieramento: di tutti gli Spartani che si erano distinti (era) il migliore disse la madre del morto, che suo figlio Brasida era un ottimo uomo, certamente il più povero di tutti gli altri.

Dopo aver detto queste cose alla città, i capi onorarono la donna in pubblico perché aveva preferito l’elogio della patria alla gloria del figlio.

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