da dadotratto » 4 dic 2019, 8:53
La vampa del sole estivo rendeva incandescente la sabbia, ed ogni cosa veniva arsa, quando essa cominciava a bruciare, proprio come in un ininterrotto incendio. Quindi la nebbia, provocata dall’eccessivo calore, del suolo, celava la luce, e l’aspetto delle pianure non è altro che quello di una vasta e profonda distesa d’acqua. La marcia notturna pareva sopportabile, dato che i corpi trovavano ristoro nella rugiada e nel fresco del mattino. Per il resto il calore sorgeva assieme alla stessa luce, e l’arsura assorbiva tutta l’umidità naturale; i volti e le viscere erano quasi inariditi. Pertanto cominciavano a venir meno dapprima gli animi, quindi i corpi; era penoso sia fermarsi che andare avanti. Pochi, ammoniti da coloro che conoscevano il luogo, avevano portato provviste d’acqua; queste per un po’ placarono la sete; quindi, per il crescente calore, si riaccendeva il desiderio di acqua. Quindi ognuno ingurgitava il vino e l’olio che aveva con sé; e tale era il sollievo nel bere, che non si aveva paura della sete per l’indomani.